Sono trascorsi 25 anni dal massacro di Srebrenica, perpetrato nel cuore della vecchia Europa, il peggior genocidio avvenuto dalla fine della seconda guerra mondiale: ottomila persone furono trucidate e sepolte in fosse comuni
Affinchè le generazioni future non dimentichino, la data d’oggi 11 luglio, è stata proclamata dall’Unione Europea come giornata ufficiale del ricordo delle vittime del genocidio serbo.
Tutto partì dalla dissoluzione della Jugoslavia che si era formata all’indomani della vittoria alleata della Seconda guerra mondiale.
La repubblica federale di Jugoslavia era composta da otto stati membri, la repubblica di Bosnia ed Erzegovina, la repubblica di Croazia, quella di Macedonia, di Montenegro, di Serbia, la provincia autonoma della Voivodina, quella del Kosovo e la repubblica di Slovenia.
Politicamente così composta, la Jugoslavia, durò compatta grazie al carisma del Generale Tito, dittatore e presidente supremo, fino alla sua morte avvenuta nel 1980.
Pur nelle sue contraddizioni, il governo Tito, con il suo comunismo sui generis, fuori dal Patto di Varsavia e non interamente allineato ai dettami dell’Unione Sovietica, servì a dare stabilità e pace all’esteso territorio balcanico, abitato da ‘gente’ molto diversa tra loro, di etnie distanti e storicamente contrapposte e con una economia a tante velocità che creava diversità e differenze di vita nella popolazione.
Dopo la sua morte, le tensioni tra le diverse anime etniche del paese, vennero a galla esplodendo in una vera guerra armata.
Ciò portò, negli anni ’90 al completo smembramento della vecchia Jugoslavia ed al formarsi di distinte nazioni, con la dichiarazione di indipendenza della Slovenia, a cui seguirono quelle della Croazia, della Macedonia e della Bosnia.
La Serbia era contraria e non accettò tutto ciò, decidendo da quel momento in poi una sistematica e puntuale pulizia etnica dei musulmani bosniaci (i bosgnacchi), puntando ad avere il controllo della Bosnia.
La Jugoslavia si trasformò ben presto in un campo di battaglia, con una sanguinosa guerra civile, che vide contrapposti croati, bosniaci, e serbi.
La città di Sarajevo, subì per 4 lunghi anni un assedio da parte dei serbi, con bombardamenti continui che la rasero al suolo, ed un dispendio di vittime civili ingentissimo.
La guerra in Bosnia ed Erzegovina che iniziò il 1º marzo del 1992 e provocò 100.000 morti di cui circa 40.000 civili, si concluse poi con la stipula dell’accordo di Dayton del 1995.
Il massacro di Srebrenica fu l’atto finale e più cruento di quella guerra: un genocidio di oltre 8000 musulmani bosniaci, per la maggioranza ragazzi e uomini, con violenze e stupri di massa, posto in essere dall’esercito serbo guidato dal generale Ratko Mladić.
E pensare che Srebrenica era anche stata dichiarata dall’Onu come zona protetta e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese dell’Unprofor; per lunghi anni si discusse sulla responsabilità dei caschi blu olandesi che avrebbero dovuto difendere quelle popolazioni inermi e non lo fecero.
Da allora, gli artefici di quella tremenda atrocità commessa in Bosnia Erzegovina sono stati condannati: Ratko Mladić comandante militare dei serbi ha subìto l’ergastolo; Radovan Karadzic, che era all’epoca presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina ha avuto 40 anni di carcere poi commutati dalla Corte penale internazionale dell’Aia, in ergastolo.
La commemorazione di quest’anno che è stata sottotono per via delle misure restrittive e di sicurezza imposte per la pandemia del covid-19 ha visto la cerimonia funebre di tumulazione dei resti – identificati negli ultimi 12 mesi – di nove vittime di quella strage, le cui spoglie sono state ritrovate in una delle 70 fosse comuni, alla presenza dei familiari e di un numero limitato di persone per evitare il contagio.
Oggi a distanza di 25 anni dal genocidio di Srebrenica, su quei fatti la comunità internazionale esprime compatta, vergogna e commozione con tanti interventi.
Il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, su Twitter ha scritto: “Il genocidio di Srebrenica di 25 anni fa rimane una delle pagine più buie della storia europea, frutto di odio e della violenza nazionalista. Il riconoscimento e la tutela dei diritti umani e il perseguimento della pace sono valori essenziali per l’Europa e per l’umanità intera”.
Il segretario generale dell’Onu Guterres, sottolinea come il massacro di Srebrenica: “E’ stata la peggiore atrocità sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale. Un quarto di secolo fa, le Nazioni Unite e la comunità internazionale non hanno difeso il popolo di Srebrenica”. Il segretario generale Guterres, ha ricordato anche quanto ebbe a dire l’ex segretario generale Kofi Annan, che affermò “questo fallimento perseguiterà la nostra storia per sempre”.
David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, ha ricordato: “Il fatto che ciò sia accaduto nel bel mezzo dell’Europa e solo 25 anni fa lo rende ancora più orribile e interroga la coscienza di tutti. Non è stato solo il più grave crimine di guerra dopo la Seconda guerra mondiale, ma anche il fallimento di tutti di cui dobbiamo vergognarci profondamente”: Sassoli ha poi soggiunto: “Il genocidio ha provocato profonde cicatrici fra i sopravvissuti, ha creato ostacoli duraturi alla riconciliazione fra i gruppi politici ed etnici in Bosnia, e noi condividiamo il vostro dolore”.
Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas ha dichiarato: “Srebrenica non deve ripetersi mai più, dobbiamo opporci alle tendenze nazionaliste. La commemorazione deve essere un incentivo a seguire con costanza il percorso della riconciliazione”. “Oggi – ha aggiunto – siamo vicini con i nostri pensieri e con il cuore alle vittime del genocidio di Srebrenica e ai loro parenti”.
Il Commissario europeo Paolo Gentiloni, scrive su twitter: “Mai girarsi dall’altra parte – 25 anni fa la strage di Srebrenica. La pulizia etnica con oltre ottomila vittime è la vergogna dell’Onu. Ma a quell’infamia il mondo libero si ribellò, intervenendo. Mai girarsi dall’altra parte”.
Anche il premier britannico Boris Johnson sul suo profilo Twitter ha ricordato l’anniversario: “25 anni fa, l’Europa fu testimone della peggiore atrocità sul suo territorio dalla Seconda guerra mondiale, il genocidio di Srebrenica. Oggi, ricordiamo le vittime di quei terribili crimini e stiamo al fianco delle loro famiglie nella battaglia per ottenere giustizia”.
La Farnesina – Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sottolinea: “Commemorare Srebrenica è un imperativo morale – Oggi commemoriamo le vittime del genocidio di Srebrenica. Rivolgiamo a loro e alle loro famiglie il nostro pensiero e le nostre preghiere. A distanza di 25 anni è fondamentale assicurare piena giustizia”.
“Commemorare Srebrenica – conclude la nota – è un imperativo morale per chi sostiene la pace e il rispetto dei diritti umani. Coltivare la memoria è essenziale per evitare il ripetersi di simili tragedie. Il rispetto collettivo e il riconoscimento sono la base su cui costruire un futuro migliore e i cardini della cooperazione regionale. Nella loro domanda di pace e prosperità i cittadini della Bosnia ed Erzegovina possono contare sul forte sostegno e sulla salda amicizia dell’Italia”.
Alberto Porcu Zanda