Asd Arcipelaghi. Donne al Timone, percorsi di empowerment in barca a vela per donne in contesti di fragilità

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La vela è uno sport d’avventura che con naturalezza esce dalla quotidianità e permette di creare contesti perfetti per lavorare con le emozioni. Da questa constatazione nasce “Donne al Timone”, progetto della Asd Arcipelaghi presieduta da Giulia Clarkson, rivolto a donne che hanno attraversato contesti di violenza e fragilità, e costruisce intorno a loro una dimensione ideale, sul mare e lontano dai traumi, in cui sperimentare l’assunzione del comando, la leadership e l’empowerment, la fiducia e la condivisione della responsabilità. 

“Così come timonare una barca, prendere in mano il timone della propria vita è un atto di coraggio che forgia l’autostima, la determinazione e l’assunzione di responsabilità” spiega Giulia Clarkson, ideatrice del progetto. “Donne al Timone crea il contesto per l’immersione in un percorso di consapevolezza e riappropriazione del valore di sé, aiutando le partecipanti a prendere per mano il proprio destino e compiere scelte significative sulla rotta da intraprendere.”

Al progetto partecipa la Fondazione Domus de Luna, che ha individuato le partecipanti e la psicologa, Cabiria Cacciatore, che ne seguirà il percorso. “Mettendo al centro le fragilità di chi vive ai margini, rendendo protagoniste donne vulnerabili che hanno vissuto storie di grande difficoltà, spesso nell’indifferenza di molti, lontano dai traumi e in un ambiente protetto e molto diverso dal quotidiano – interviene Ugo Bressanello – si sperimenta la fiducia reciproca e la condivisione della responsabilità. Donne che hanno tante ragioni per non guardare al prossimo con speranza e ottimismo hanno addirittura la possibilità di assumere il comando, prendere il timone e indicare la rotta per sé e per chi ci è vicino, persone a cui si vuole bene e che si fidano di noi. E anche noi, piano piano, iniziamo a fidarci di loro”.

Donne al Timone prevede un primo approccio per familiarizzare con la barca e la navigazione e poi uscite giornaliere per mare, con partenza dal porto di Cagliari e/o Capitana. La navigazione sarà accompagnata da indicazioni sulla sicurezza, la vita di bordo, le manovre e la conduzione. A bordo ciascuna donna, a turno, si cimenterà in attività e nei ruoli legati alla navigazione, compreso timonare e dettare alle altre i tempi delle manovre. Si vivranno situazioni tipiche della vela che richiedono valutazione, assunzione di responsabilità, decisione, lavoro autonomo e di squadra, comunicazione, resilienza e autocontrollo e ciò permetterà a ognuna di sperimentare, sotto la guida della psicologa, abilità e capacità comportamentali utili a comporre il proprio percorso di libertà e il proprio progetto di vita.

Per ampliare la portata dell’esperienza, il percorso sarà poi oggetto di una narrazione, che verrà diffusa attraverso la forma del podcast e verrà messa a disposizione sulle apposite piattaforme via radio. Dopo l’estate, saranno inoltre organizzati eventi pubblici di sensibilizzazione in cui presentare i risultati e trattare problemi connessi alle discriminazioni di genere. Ulteriori e preziosi apporti saranno forniti da Fondazione Territorio Italia, che ha già collaborato con le case protette per progetti nell’alta formazione e nella creatività, come Design della rinascitatramite i green jobs; dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dall’associazione Generazione Mare che, grazie alla presenza di competenze specifiche al loro interno, sosterranno azioni tese ad amplificare e replicare il progetto sul territorio nazionale.

“Anche in Donne al Timone l’innovazione è la parola chiave intesa nel suo significato più intimo di creazione del nuovo che inizia con il guardare con occhi nuovi ciò che viene svalorizzato, mortificato, disconosciuto e scartato” afferma Daniela Ducato, di FTI e Generazione Mare. “Ribaltare gli scarti in bellezza, restituendogli vita, luce e valore inaspettato aiuta a ritrovare dentro di sé quella stessa visione. Si allenano così autostima e talenti, perché anche il proprio territorio ferito e maltrattato possa rinascere. La barca a vela sarà anche lab di innovazione dove si imparerà anche l’impensabile: ad esempio coltivare cibo di eccellenza come i superfood e altre innovazioni in ambito di salute e benessere che verranno trasferite anche all’esterno per diffondere a 360° la sostenibilità che inizia sempre dal curare e nutrire il primo ambiente, il più importante, quello dentro di noi”.

Donne al timone è sostenuto dalla Fondazione di Sardegna, dall’Ufficio della Consigliera di parità della Città Metropolitana, dall’assessorato della Cultura del Comune di Cagliari e dal Rotary Club Cagliari Sud, che mette a disposizione le barche a vela.

“Il contrasto a stereotipi, discriminazioni, molestie e violenza di genere rientra tra le missioni della Consigliera di Parità. Azioni innovative come il progetto Donne al Timone consentono di intervenire efficacemente sulle criticità, sviluppando l’autostima e l’autodeterminazione delle donne”, dichiara la Consigliera di parità della Città Metropolitana Susanna Pisano.

Per l’assessora comunale Maria Dolores Picciau, “identificare la cultura come strumento terapeutico e di costruzione di una comunità sensibile alle fragilità è un obiettivo importante di questa amministrazione che lo coniuga nelle attività quotidiane, nelle strutture culturali istituzionali (musei, biblioteche, archivi) e nel sostegno delle attività culturali associative di cui supporta volentieri il compito di essere innovative e propositive, nell’assolvere un ruolo sociale di prossimità e di integrazione così rilevante per il benessere della comunità.”

“Il Club Rotary Cagliari Sud è particolarmente sensibile alle esigenze di persone con fragilità, a cui già destina il ricavato di regate veliche quali la Rotary Cup e che supporta con progetti sempre legati al mondo della vela perché siamo convinti del valore terapeutico e formativo del mare”, aggiunge la presidente Daniela Carta. “Per questo siamo particolarmente felici di mettere a disposizione del progetto Donne al Timone alcune imbarcazioni private certi che, per le donne che saliranno a bordo, saranno luoghi di benessere e restituzione.”

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