Barcellona. Referendum Catalogna si respira aria da guerra civile

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Barcellona La questione catalana sta provocando un inquietante scontro tra forze di polizia. Da una parte le forze dell’ordine nazionali fortemente impegnate nel contrasto al referendum di domenica prossima. dall’altra

i Mossos d’Esquadra, gli agenti della Comunità autonoma condannati a un dilemma a suo modo drammatico: eseguire gli ordini della magistratura, si tratta di polizia giudiziaria, o restare fedeli al governo della Catalogna. Si lotta su cavilli, ma la contraddizione di fondo emerge ormai ogni giorno. L’ultima polemica si è celebrata sull’ordine perentorio della procura: i Mossos devono recintare i seggi già dal sabato e impedire che si voti in strada in un raggio di 100 metri dalle scuole. La risposta della polizia di Barcellona è stata, a dir poco, prudente: «Così si mette a repentaglio l’ordine pubblico». Dopo giorni, o forse mesi, di diffidenze sottotraccia il contrasto è uscito alla scoperta oggi con un tweet. Dopo una riunione di coordinamento fra polizia regionale, Guardia Civil e Policia Nacional spagnole i Mossos su twitter raccontano di avere avvertito Madrid che «l’applicazione delle istruzioni non esime dalla responsabilità professionale di considerare che la loro attuazione può comportare conseguenze non desiderate».  Altro elemento di tensione, è lo sbarco in Catalogna di migliaia di poliziotti spagnoli (si calcola, per dirne una, che i due terzi dei reparti di tutta la penisola si stata mandata a Barcellona e dintorni. Il governo locale ne approfitta per dare l’immagine dell’assedio: «Vogliono provocare manifestazioni tumultuose e non pacifiche. La polizia viene con quella volontà, è evidente e lo vediamo ogni giorno», ha accusato il responsabile degli Interni della Generalitat, Joaquim Forn Intanto il gruppo separatista basco dell’Eta ha condannato la risposta di Madrid alle aspirazioni indipendentistiche della Catalogna, affermando che lo Stato spagnolo è “un carcere per i popoli”. Lo Stato spagnolo dimostra di essere “una prigione per i popoli negando l’identità nazionale dei Paesi catalani”, scrive l’organizzazione in una dichiarazione pubblicata dal quotidiano basco Gara. Per l’Eta, alla quale è attribuita la morte di almeno 829 persone in nome della sua lotta per l’indipendenza, il governo d Madrid “è diventato anche un carcere per la democrazia, perché ha calpestato i diritti dei catalani”. “I diritti civili e politici – scrive ancora l’organizzazione – sono di nuovo in discussione. E per violarli non hanno bisogno di usare il pretesto della lotta armata. È stato dimostrato che la nozione che senza violenza tutto è possibile era totalmente falso”.

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