Berlusconi dopato: "Col governo siamo disponibili a tutto"

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Particolarmente euforico forse a causa dei medicinali che assume per le sua patologie oppure un po di demenza senile

e in vena di regali, Silvio Berlusconi mette a disposizione del governo i voti di Forza Italia: «Ci siamo su tutto», annuncia l’ex Cav conversando con Gentiloni e Mattarella, «a partire da Mps». L’ ex premier è affezionato al Monte dei Paschi («Fu la prima che mi concesse il mutuo») e chiede al governo «di impegnarsi per salvarla». Forza Italia dadito-mediorà il suo contributo in Parlamento. Sommando i propri voti a quelli della maggioranza. Specie al Senato, dove l’ esecutivo traballa.

Quirinale. C’ è il saluto di Sergio Mattarella alle alte cariche dello Stato. È invitato anche Berlusconi, ma il suo posto è alla fila 13. Un “sapiente” ritardo gli evita l’ imbarazzo delle retrovie. Poi, quando arriva, non ce n’ è più per nessuno. L’ ex presidente del Consiglio avanza nel salone delle feste, come ai bei tempi, stringendo mani a tutti, destra e sinistra.
Saluta il governatore della Puglia
 Michele Emiliano, l’ amico ritrovato Renato Schifani, il capogruppo del Pd Luigi Zanda, uno di quelli che l’ ha spedito fuori dal Senato. Il Cav è accompagnato da Gianni Letta: «È la mia fidanzata», scherza. Si trattiene per qualche minuto con il neo ministro dell’ Istruzione Valeria Fedeli. Incita Dario Franceschini («Andate avanti così, mi raccomando!»). Si dichiara con Gentiloni, sotto lo sguardo austero di Mattarella: Forza Italia darà una mano al governo su tutti i provvedimenti, a partire da quello più contestato, il salva-banche. Alla scena assistono Denis Verdini e Lucio Barani. 

Sono tentati dal mollare il prosecco sul tavolo e telare via. Troppo tardi. Berlusconi li vede e li placca, abbracciando affettuosamente l’ ex coordinatore azzurro. Adesso Silvio si concede ai taccuini dei giornalisti presenti: «È giusto che la data del voto si allontani», dice il leader azzurro in barba ai suoi alleati che non vedono l’ ora, «non siamo assolutamente preparati» e «deve prima arrivare una legge elettorale condivisa». Che, a suo avviso, non può essere il Mattarellum: «Un buon sistema in passato, ma oggi siamo tripolari. Non funziona più». Meglio il proporzionale.

Renzi? Silvio non nega l’ ipotesi di larghe intese: «Prima facciamo la legge elettorale, poi vediamo». Matteo non è morto, anzi: «Renzi chi?», scherza all’ inizio Berlusconi, ma poi precisa: il fiorentino «è uscito dalla porta, ma è già rientrato dalla finestra». È in campo e non lo si può ignorare. Ma a Matteo Salvini non piace questo clima da inciucio. «Io sono per la chiarezza, mai farei un’ alleanza con Renzi. Se Berlusconi non la esclude, lo vada a spiegare ai suoi elettori». Magari dopo le feste. Il clima natalizio contagia Silvio al punto da abbracciare tutti, anche ex amici come Maurizio Lupi e Pier Ferdinando Casini.

Poi, accompagnato da Maurizio Gasparri, il leader di Fi si presenta al presidente del Cnel: «Lei mi deve ringraziare, lo sa?!».
Il Cav ha una parola buona per tutti, addirittura per 
Romano Prodi («A parte le tasse, ha governato bene, ha fatto tante cose buone»). L’ unico non degno della sua benevolenza è Giorgio Napolitano (hanno lo stesso geriatra): «Non lo saluto», dice Silvio voltando le spalle al Presidente emerito, «è stato il regista di troppe cose spiacevoli…».

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