Boschi, cosce e altre ragioni per indignarsi

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Nel torpore d’agosto che a tratti contagia anche i social network, si accende una fiammata di indignazione. La scatena la vignetta che ha pubblicato il Fatto Quotidiano un disegno di Riccardo Mannelli: c’è Maria Elena Boschi che parla, si immagina a una festa dell’Unità o in un comitato del “Sì”, e una frase a commento: “Riforme – lo stato delle cos(c)e”.

Le vignette di solito non si spiegano, a volte il senso è proprio nell’ambivalenza o nel paradosso, ma facciamo un tentativo. Mannelli, per come la vediamo noi, gioca sul fatto che vista la scarsa capacità della Boschi di argomentare la propria riforma, in quei dibattiti molti spettatori finiscono per concentrarsi più sullo stato delle cosce che sullo stato delle cose. Dinamica cheboschi-300x263, a giudicare dai commenti che abbiamo sentito in un paio di interventi pubblici della Boschi, non esiste soltanto nella testa di Mannelli.

Una vignetta sessista? Forse, ma se l’interpretazione è corretta – ovviamente ognuno può dare la sua – il tema non sono tanto le cosce della Boschi quanto le reazioni degli spettatori ai suoi comizi. Ma poco importa.

Quello che ci lascia perplessi è la scelta delle ragioni per cui indignarsi su Facebook o Twitter. In quella prima pagina del Fatto ci sono vari elementi: a cominciare dal titolo, sempre dedicato al ministro Boschi che, in un incontro, ha sostenuto che chi vota NO alla riforma costituzionale “non rispetta il lavoro del Parlamento. Qualcuno si indigna per un ministro che auspica un referendum in cui si possa soltanto votare Sì, o l’indignazione è lecita solo perché Mannelli ha osato disegnare le sue gambe?

fonte: Il fattoquotidiano

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