Cagliari. Il sindaco Truzzu interviene alla Festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate

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Cagliari. Una cerimonia partecipata da tutte le Autorità Militari, Civili e Religiose quella che questa mattina di lunedì 4 novembre 2019 si svolta nel piazzale d’onore della Comando Legione Carabinieri Sardegna per le celebrazioni della Festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.

Tra i rappresentanti istituzionali che hanno omaggiato la ricorrenza ed esaltato il merito dei tanti uomini e donne dei Carabinieri, dell’Esercito, della Marina Militare e dell’Areonautica, determinanti nel servire e proteggere la Nazione, anche il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.

“Un caro e sentito saluto alle Autorità Militari, Civili e Religiose. Non senza emozione – ha scandito il sindaco davanti al picchetto d’onore – ho il piacere di portare il saluto della Municipalità di Cagliari alla celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate e della Vittoria. Perché mi considero un orgoglioso figlio della Vittoria della Grande Guerra, senza la quale difficilmente oggi avremmo avuto la nostra Nazione e la nostra Patria, il cui concetto e valore, in tempi di globalizzazione e universalismo, continua a conservare tutta la sua attualità, come ci ha ricordato anche ieri l’Arcivescovo di Cagliari Monsignor Miglio nella sua omelia dinanzi al Sacrario Militare in ricordo dei caduti. L’idea appunto di una comunità, che viene dal passato e guarda con speranza e fiducia al futuro”. Continua il primo cittadino: “Mi riconosco pienamente in questi valori, li giudico fondanti del nostro vivere civile. Così come ho un particolare e forte rispetto per le Forze Armate, per il ruolo prezioso che svolgono ogni giorno, per la loro peculiare capacità di garantire sicurezza, legalità, pace e libertà. Celebriamo oggi il 101esimo anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Lo facciamo con orgoglio legittimo, senza trascurare la sofferenza e il dolore con il quale si arrivò a questo risultato, perché l’esperienza della guerra è un’esperienza che non possiamo augurare a nessun popolo. E non voglio per forza citare D’Annunzio quando parlò di “vittoria mutilata” ma è certamente vero che la difesa dei confini italiani, la lotta che i nostri concittadini sostennero per proteggere la nazione, fu un atto fondativo. Per molti versi, come hanno scritto gli storici, il compimento del processo risorgimentale verso l’Unità d’Italia” e aggiuge : “Celebriamo oggi tutti i caduti della Grande Guerra. Sappiamo dai racconti che il conflitto fu drammatico, violento, durissimo, in un momento storico in cui gli Stati europei non furono capaci di costruire la pace e la concordia. Oggi guardiamo a quella guerra con occhi ormai asciutti. Ma la memoria e il ricordo servono da monito e da esempio per tutte le generazioni che si sono succedute. E servono soprattutto per riuscire a decifrare gli anni a venire. Ecco perché conoscere la storia della propria nazione, poi, è fondamentale e dovrebbe essere un impegno costante delle Istituzioni senza remore e senza vergogna. Gli italiani morti in guerra furono circa 700 mila, forse di più. I feriti furono 950 mila. Migliaia coloro i quali rimasero in prigionia, alcuni dei quali mai rientrati a casa. Un tributo importante lo pagò la Sardegna. I sardi che morirono furono circa 14 mila. Molti di loro tornarono a casa con le terribili immagini del conflitto appena vissuto. La vita non fu più la stessa. Non è millanteria storica dire che i nostri avi isolani combatterono forse con ancora più coraggio e convinzione di tutti gli altri e che in quelle trincee si formò una generazione forse più consapevole del proprio ruolo. I resoconti del tempo sono ricchi di combattenti che desideravano andare al fronte a combattere per l’Italia. Erano giovanissimi: avevano tra i 18 e i 25 anni e in testa l’amore per l’Italia. Fu una esperienza totalizzante ed eroica”.

4 novembre 2019 celebrazioni Festa Nazionale Forze Armate

“Sappiamo che i combattimenti si svolsero nel buio delle trincee, nel fango, al gelo, patendo la fame, mentre si scatenavano terribili epidemie. I soldati italiani, provenienti da tutte le regioni, lottarono sfidando ogni genere di avversità, oltre ogni umana sopportazione”.

“I sardi si manifestarono per un coraggio che si mescolava all’orgoglio di voler dimostrare di avere qualcosa in più. È il caso, per esempio, del nuorese Attilio Deffenu. Deffenu, per quanto malato, chiese e ottenne di andare al Fronte, con la Brigata Sassari. Desiderava più di ogni altra cosa dare il proprio contributo nella battaglia. Mori a Fossalta di Piave nel giugno del 1918. Morì da sardo e italiano. Non smetteva mai di raccontare le virtù dei “veri figli dell’Isola”, lui, che era contrario a quella visione solita della Sardegna alla perenne ricerca di aiuti assistenzialistici”. Afferma ancora Truzzu: “Scrisse Attilio Deffenu, nell’aprile del 1918: “Il sardo ha molto vivo e profondo il senso dell’onore e della fierezza; sente in modo spiccato l’ orgoglio di essere uomo e di essere sardo. Per questo il soldato sardo non alza le braccia, non si arrende in combattimento, non conosce l’ obbrobrio dello “ sbandamento”. Niente urta di più il sardo che l’essere tacciato e sospettato di vigliaccheria. Il vero figlio dell’Isola vuole fare sempre bella figura. Il soldato sardo combatte per l’Italia e la Sardegna”. Sono parole belle, alte, emozionanti, nelle quali riconoscersi pienamente, rispettose della nostra identità di sardi e, se è consentito, ancora molto attuali. Nel Giorno dell’Unità Nazionale ci stringiamo intorno alle Forze Armate, impegnate quotidianamente a garantire la sicurezza e la pace in ambito internazionale, rafforzando il prestigio dell’Italia nel mondo. E anche con il cuore pieno di gioia e con un pizzico d’orgoglio, per il nuovo reggimento logistico della Brigata Sassari che vedrà luce nella nostra città, il primo nel capoluogo dell’Isola”. Conclude il sindaco: “I nostri militari sono presenti ovunque ci sia bisogno ed è per questo che li ringraziamo. Sono il meglio, in termini di valori, di amore e di spirito di sacrificio, che la nostra Italia riesca a produrre. La memoria, attiva e vigile, del dolore e delle vittime di quei conflitti – ha concluso il sindaco Truzzu – può consolidare e rendere sempre più irreversibili le scelte di libertà. Significa sapere che qualcuno si è sacrificato per noi, che qualcuno ci ha permesso di pensarci come nazione, legati da un destino comune e che ci ha lasciato un prezioso testimone da consegnare alle generazioni future”.

Alle celebrazioni, a cui non è voluto mancare neanche il presidente del Consiglio comunale, Edoardo Tocco, e che sono iniziate alle 9,30 con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti nel Parco delle Rimembranze, anche decine di scolaresche che hanno affollato il piazzale della Caserma Enrico Zuddas e visitato gli stand allestiti per l’occasione da Carabinieri, Esercito, Marina Militare e Areonautica.

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