Carceri Sardegna. 2021: bilancio impietoso di Uil Pa Polizia Penitenziaria

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Carceri della Sardegna, le considerazioni del sindacato di fine anno : per la UIL il bilancio e’ in chiaro-scuro, “ma la parte chiara e’ rappresentata unicamente dalla Polizia Penitenziaria”.
Un bilancio impietoso quello che la Uil Pa Polizia Penitenziaria della Sardegna
per voce del segretario generale Michele Cireddu ha presentato in occasione
del resoconto sindacale di fine anno. L’emergenza e’ soprattutto nei numeri e
nella mala gestione!
Carenza organica nei vari ruoli: la carenza organica ha raggiunto indici
allarmanti, su un organico previsto di 1800 Agenti ne sono presenti in regione
poco meno di 1300 con una carenza di circa 500 unità. Inoltre, nell’Istituto di
Sassari non e’ ancora stato inviato un Comandante in pianta stabile tanto
meno un Direttore, così come non è presente un Direttore negli Istituti di
Tempio, Isili, Mamone, Is Arenas ed a breve andrà in pensione il Direttore di
Oristano. In regione rimarranno 3 Direttori per gestire 10 Istituti, riteniamo sia
letteralmente vergognoso e scandaloso!
Eventi critici e mole di lavoro insostenibile per il personale: Il numero
degli eventi critici racconta le gravi difficolta’ operative che il personale deve
fronteggiare, sono centinaia i tentati suicidi, gli autolesionismi, le aggressioni
tra detenuti ed a danno del personale, ma un dato impressionante, che
dovrebbe far riflettere, e’ il numero degli eventi critici del carcere di Uta che
nella totalità supera il doppio del totale del resto degli istituti della Sardegna.
In particolare le aggressioni a danno del personale , rappresentano un
fallimento che a nostro avviso certifica l’inadeguatezza di un Amministrazione
incapace di fornire strumenti e mezzi per evitarle. L’unico intervento che
sin’ora e’ stato “pensato” dai palazzi romani e’ il trasferimento immediato
dell’aggressore, cosa che spesso non viene nemmeno presa in
considerazione, come avvenuto per casi eclatanti a Sassari e per ultimo, nel
carcere di Nuoro dove un detenuto reiteratamente ha aggredito il personale.
Quest’ultimo episodio ha fatto suonare l’ennesimo campanello d’allarme che
mette a nudo il fallimento del sistema, un braccio fratturato da una vile
aggressione, ormai siamo davanti a macabre aggressioni nei confronti di chi
rappresenta lo Stato e la legalità, nell’indifferenza di tutte le Istituzioni,
continuiamo a ribadire che il sistema penitenziario andrebbe completamente
rifondato, e’ impensabile continuare cosi!

Questa emergenza si unisce all’organizzazione del lavoro che spesso si puo’
definire “disorganizzazione del lavoro”, infatti gli ordini di servizio che
disciplinano le modalità lavorative, in troppi casi obbligano un solo Agente ad
assolvere anche a tripli incarichi ed in caso di errore, dovuto all’oggettiva
impossibilità di assolverli contemporaneamente, la responsabilità disciplinare
arriva come una mannaia sull’anello debole, costretto a pagare
l’inadeguatezza gestionale dei propri vertici.
Carenza strutturale e assenza di strumenti: nonostante le numerose
denunce alle varie istituzioni: Provveditore, capo del Dipartimento, Prefetti
delle province, Presidente della regione, Assessore alla Sanità, consiglieri
regionali, non sono stati ancora predisposti i reparti detentivi ospedalieri dove i
detenuti possono essere ricoverati con i dovuti canoni di sicurezza per gli
operatori e per gli altri pazienti, cosi’ come non sono stati previsti i posti di
Polizia Penitenziaria negli aeroporti. Un caso emblematico e’ l’aeroporto di
Cagliari Elmas dove degli hangar abbandonati, sporchi e lugubri vengono
destinati come camere di sicurezza per i detenuti. Nessuna Autorità
nonostante le nostre denunce ha mai pensato di verificare quei locali che
continuiamo a considerare lesivi della dignità dei lavoratori e di ogni essere
umano.
Intanto negli ospedali, numerose volte, intere camere sono state letteralmente
distrutte, soprattutto da detenuti psichiatrici e, solo grazie alla capacità
operativa del personale, sin’ora, non si sono verificate tragedie estreme.
Ci auguriamo che l’Autorità giudiziaria non debba mai ricercare le
responsabilità nel caso non basterà piu’ nemmeno la Polizia Penitenziaria,
perche’ questa indifferenza delle Istituzioni, non potrà durare in eterno. Questa
inerzia intanto sta creando anche elevati costi per la collettività, determinati dai
danneggiamenti che si sarebbero certamente potuti evitare.
Relazioni sindacali con l’Amministrazione: Il 2021 e’ stato un anno che ha
evidenziato ancora una volta l’arroganza e la superficialità con cui alcune
Direzioni hanno violato gli accordi sottoscritti a danno del personale.
Nell’ultimo periodo sono state richieste diverse commissioni arbitrali per
denunciare le violazioni, saranno certamente oggetto poi di ricorso alla
commissione nazionale di garanzia perche’ purtroppo ci sono stati dei casi in
cui l’organo di garanzia regionale, (non certo la parte sindacale) si e’ espresso
in maniera che riteniamo non proprio obiettiva. Se una Direzione viola in
maniera spudorata anche gli interventi del Provveditorato, ci viene da pensare
che in Sardegna ci sia un corto circuito gestionale allarmante che fornisce uno
scenario drammatico.

In numerosi casi abbiamo addirittura constatato due diverse interpretazioni di
una singola circolare dipartimentale e due diverse disposizioni date dallo
stesso direttore in due istituti diversi per renderla operativa, dato emblematico
che determina spesso lo smarrimento da parte del personale costretto a
scontrarsi con il muro delle personalissime decisioni adottate in maniera
diametralmente opposta per chissà quale motivo!?
Le attività del sindacato: anche nel 2021 abbiamo messo in campo un
importante mole per assicurare un attività a 360°.
Abbiamo denunciato senza sosta ogni sopruso subito dal personale, sia
alle Istituzioni che alla stampa regionale e nazionale, i problemi della
Sardegna penitenziaria sono stati trattati anche dall’emittente radio radicale
che ha ospitato in una puntata in prima serata le nostre considerazioni
sull’emergenza Sardegna”.
Abbiamo inoltre manifestato congiuntamente davanti all’Istituto di UTA e ad
Oristano per denunciare lo stato di abbandono in cui sono costretti a lavorare i
nostri Poliziotti, continueremo con altre manifestazioni anche davanti al
Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria e davanti al Centro per la
giustizia minorile perchè anche il 2022 ci vedrà protagonisti.
Sono state numerose anche le difese davanti al consiglio regionale di
disciplina e, in diversi casi siamo riusciti a far valere le ragioni del personale.
Crediamo di essere diventati una realtà di riferimento per i Poliziotti perche’
conosciamo perfettamente la realtà lavorativa e viviamo quotidianamente le
stesse sensazioni e le stesse emozioni di chi crede in noi. L’emergenza
sanitaria ha impedito purtroppo delle iniziative formative che avevamo
progettato per fornire utili aggiornamenti per chi lavora nelle prime linee
penitenziarie, auspichiamo di tornare alla normalità sanitaria ed auspichiamo
che “l’elettrocardiogramma che misura le iniziative dell’Amministrazione” ,
sino ad ora piatto, fornisca finalmente almeno qualche segnale.

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