Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio dopo quasi 40 anni di latitanza, ha ammesso per la prima volta, davanti al pm di Milano, Alberto Nobili, di essere responsabile dei quattro omicidi per cui è stato condannato. Tutto quello che è stato ricostruito nelle sentenze definitive sui Pac, “i 4 omicidi, i 3 ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento, corrisponde al vero. Mi rendo conto del male che ho fatto e chiedo scusa ai familiari delle vittime”. Così Nobili ha riassunto le ammissioni fatte da Battisti, che al magistrato ha spiegato: “Io parlo delle mie responsabilità, non farò i nomi di nessuno”.
«Ho avuto la sensazione di assistere a un rito liberatorio, all’inizio aveva difficoltà a parlare, a tornare con la mente a 40 anni fa. Un po’ alla volta si è sentito questo effetto liberatorio, ha deciso soltanto di fare una scelta di chiarimento, non ha nulla da chiedere in cambio, non ha rinnegato il passato ma oggi si è reso conto essere stato devastante». Così Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, descrive l’incontro con Cesare Battisti, l’ex terrorista che ha deciso di farsi interrogare nel carcere di Oristano.
“Come possiamo accettare le scuse di un uomo che ci parla di ‘guerra giusta’ per legittimare quello che ha commesso? Sembra quasi ci voglia prendere in giro! Dobbiamo anche essergli grati a questo punto per la sua compassione per il nostro dolore?”, si domanda invece Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta, il brigadiere ucciso nel 1977 da Prima Linea. “Non riesco neanche a comprendere le parole del procuratore Nobili – continua Perruggini, che è anche presidente di “Anni di piombo”, osservatorio nazionale per la verità storica – che sembra quasi voler creare una facciata di ormai ‘vecchio saggio’ su quello che è solo un delinquente assassino che continua a rifiutarsi di fare nomi ed a contribuire alla ricostruzione della verità storica di quei terribili anni”.