Coronavirus – Il problema dei contagi nelle carceri

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In tempi di Coronavirus, c’è un problema nel problema di una gravità eccezionale, che è quello delle carceri e delle condizioni invivibili che i detenuti devono patire nelle celle sovraffollate: spesso in spazi idonei originariamente per due persone, vivono a contatto l’uno dell’altro quattro o cinque reclusi.

Non si scopre adesso che il sovraffollamento delle case di pena è un autentico attentato all’articolo 27 della Costituzione, che prevede tra l’altro il rispetto della dignità del carcerato e la sua rieducazione.

Oggi più che mai, il fatto è drammaticamente alla ribalta, per l’esigenza di arginare il diffondersi della epidemia con l’unica arma a disposizione che è quella del distanziamento personale.

La cosa è certamente delicata e spinosa, ma va affrontata e risolta in tempi brevissimi se non si vuole che questa vera micidiale bomba del contagio deflagri con conseguenze tragiche all’interno dei penitenziari.

Si ricorderanno le recentissime proteste nelle carceri che si sono avute da nord a sud, da Milano a Rieti, da Modena a Palermo causando la morte di dodici detenuti e numerose evasioni; oggi in piena pandemia si deve correre ai ripari perchè tra i reclusi, già 15 sono positivi al Covid 19, con anche casi di positività tra il personale carcerario.

Si pensi che nelle carceri si finisce in isolamento al solo accertamento di positività. La soluzione, per evitare il rischio del diffondersi del contagio a macchia d’olio, è quella di salvaguardare anche in ambito carcerario il distanziamento e questo visto il cronico problema del sistema penitenziario italiano appare allo stato attuale una vera e propria chimera.

In questa situazione, si è alzato alto l’allarme del Presidente della Repubblica Mattarella e del Papa ma anche di medici, associazioni, avvocati penalisti, magistrati, affinchè siano predisposti provvedimenti urgenti che permettano di decongestionare il numero dei detenuti all’interno dei penitenziari.

Attualmente sono 57.405 le persone detenute presenti oggi negli Istituti penitenziari, a fronte di meno di 48.000 posti regolamentari disponibili.

E’ di tutta evidenza come, questo problema degli spazi angusti e troppo pieni può essere risolto cercando di allentare il sovraffollamento per sedare le tensioni ed evitare contatti e contagi: il D.l. ‘Cura Italia’ ha, a questo riguardo, previsto una forma speciale di detenzione domiciliare per circa 4000 carcerati, che debbono scontare una pena o un residuo di pena fino a 18 mesi, valida fino al 30 giugno.

La dismissione dal carcere, avverrà sotto il controllo della Magistratura di sorveglianza, grazie ad una procedura semplificata che verrà attivata sia su richiesta del detenuto, ma anche per iniziativa del pubblico ministero o della direzione del carcere.

Tuttavia, i braccialetti elettronici messi a disposizione per il controllo a distanza dei detenuti ai domiciliari, sono in misura insufficiente ed appare quindi improrogabile aumentarne numero e disponibilità, nell’immediato.

Alberto Porcu Zanda

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