Covid-19. Sardegna: medici e infermieri non possono parlare ai giornalisti senza autorizzazione

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In Sardegna la Regione ha accentrato la comunicazione sull’emergenza Covid-19, riservata all’ufficio stampa o al portavoce del presidente Christian Solinas già dal 6 marzo scorso. La notizia riportata dall’Agi, informa che dal 13 marzo è scattato un nuovo giro di vite sulle informazioni in uscita da aziende sanitarie, ospedali e dai direttori dei reparti di Malattie infettive, che stanno ospitando pazienti contagiati dal coronavirus, con minaccia di provvedimenti disciplinari per il personale sanitario che parlerà coi giornalisti e sui social. 

Contro la nota firmata dall’assessore alla Sanità Mario Nieddu (Lega) e inviata tramite pec alle direzioni di Assl e Aou e agli altri ai direttori interessati si sono scagliati Ordine dei giornalisti della Sardegna e Assostampa sarda e poi anche Ordine e sindacati dei medici di Cagliari e Oristano. I primi hanno avvertito: “No alla fonte unica”, i secondi accusano:”Abbiamo chiesto mascherine di protezione, invece ci mettono il bavaglio”.

Nella nota del 13 marzo Nieddu ricorda che la comunicazione verso la popolazione è in capo alla sola Regione “attraverso qualunque mezzo (televisivo, stampa, social network, sito internet, etc) e raccomanda di “attenersi strettamente a tale disposizione”.

Poi, sempre tramite pec, arriva anche l’avvertimento agli eventuali trasgressori: “Si chiede di avviare, senza indugio, opportuni provvedimenti disciplinari verso chiunque non si attiene strettamente a tale disposizione”, scrive Nieddu, ribadendo che “qualunque attività comunicativa di codeste aziende dev’essere autorizzata” dalla Regione.

“Un tentativo di limitare la libera manifestazione del proprio pensiero”, reagiscono l’Ordine e il sindacato dei giornalisti della Sardegna, in una comunicato congiunto, condiviso sui social, dove l’indignazione si è diffusa a macchia d’olio. “L’art. 21 della Costituzione non può essere messo in discussione da nessuno, tanto meno in momenti delicatissimi della vita del Paese come quello che siamo attraversando. Il tentativo di introdurre la ‘fonte unica’ è grave e pericoloso”.  

Ordini di Cagliari e Oristano, associazioni e sindacati di categoria dei medici parlano di “grave atto di censura”, in un documento condiviso sottoscritto da Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori), Anaao–Assomed (Associazione dedici dirigenti), Cimo–Fesmed (Federazione italiana medici dirigenti), Cipe (pediatri), Fimmg  (medici di medicina generale), Fimp (pediatri), Simeu (medicina di emergenza-urgenza) , Snami (sindacato autonomo) e Snr (radiologi).

“Mentre i nostri medici con tutti gli altri operatori sanitari, schierati in prima linea contro un nemico feroce e invisibile, chiedono, agli amministratori regionali, di essere protetti e difesi per poter svolgere con un po’ di sicurezza il proprio lavoro, arriva, invece delle mascherine, un bavaglio”, protestano le 11 sigle, contro il provvedimento dell’assessore loro collega. Nieddu, infatti, è medico odontoiatra. “Un’inaccettabile direttiva emanata dall’assessore alla Sanità che, con metodi dittatoriali”, aggiungono, “vuole imporre il silenzio con minacce di sanzioni e quant’altro”.

“Siamo basiti davanti a tale ingiunzione che viola l’articolo 21 della nostra Costituzione”, affermano le associazioni dei medici. “Inoltre, riteniamo che una simile direttiva sia grave e pericolosa in quanto lede la libertà di manifestare il proprio pensiero in una situazione dove la trasparenza e l’informazione sono basilari per la popolazione”, sostengono Ordini e sindacati dei medici, “che in questo momento manifesta grande stima e fiducia ai professionisti che oggi sono i protagonisti nel gestire un impegno grave e pesantissimo. Chi è sul campo riesce maggiormente a cogliere possibili ed inevitabili lacune”…

Fonte: https://www.agi.it/cronaca/news/2020-03-18/coronavirus

Foto di copertina: © Aleandro Biagianti/AGF – Coronavirus: un’infermiera di fronte a una tenda pre triage

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