Disoccupazione e precarietà, aumentano i 50enni costretti a lasciare l’Italia

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Precarietà. Un nuovo fenomeno caratterizza l’emigrazione italiana. Così come sottolineato dal “Rapporto italiani nel mondo 2018” della

fondazione Migrantes, a partire dall’Italia sono sempre più persone dai 50 anni in su. Si tratta prevalentemente di disoccupati ormai privi di prospettive in patria. Persone lontane dalla pensione e che hanno bisogno di lavorare per arrivarci e che hanno, contemporaneamente, necessità di mantenere la famiglia, luogo dove sempre più spesso si annida la precarietà. Si assiste, sottolinea il report di Migrantes, a un cambiamento molto significativo: a partire sono sicuramente i più giovani (37,4% sul totale delle partenze per espatrio da gennaio a dicembre 2017) e i giovani adulti (25%), ma le crescite più significative si registrano dai cinquant’anni in su (+20,7% nella classe di età 50-64 anni, +35,3% nella classe 65-74 anni, +49,8% nella classe 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su).

Titoli di studio
Per quanto concerne il livello di istruzione, in prevalenza gli emigrati italiani hanno un titolo di studio medio-alto (circa il 52% possiede almeno il diploma), con una leggera differenza di genere a favore degli uomini (il 55% contro il 44% delle donne). Le regioni per le quali è più consistente il flusso migratorio verso l’estero sono la Lombardia (quasi 23 mila, pari al 19,8% del totale), il Lazio (circa 11 mila, 9,6%), il Veneto e la Sicilia (oltre 10 mila, 9,3%), e l’Emilia Romagna (8 mila, pari al 7,2%). Nel 2016 i principali paesi di destinazione sono stati il Regno Unito e la Germania che hanno accolto rispettivamente il 21,6% e il 16,5% degli emigrati italiani, seguiti da Svizzera, Francia, Spagna e Usa.

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