Dromos Festival, venti candeline per il festival dell’oristanese. Domani la serata inaugurale

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Dopo l’anteprima di ieri sera (sabato 28 luglio) alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano con l’inaugurazione della mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii“, a cura di Chiara Schirru e Ivo Serafino Fenu, il festival Dromos, in programma fino al 15 agosto tra la città di Eleonora e altri undici centri della sua provincia (Baratili San PietroBauladuCabrasFordongianusMogoro,MorgongioriNeoneliNureciSan Vero MilisUla Tirso e Villa Verde) entra nel vivo della sua ventesima edizione; un’edizione che, sotto il titolo “DromosRevolution“, celebra una doppia ricorrenza: da un lato, le prime venti candeline del festival, e, dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.
Il ricco cartellone si apre domani (lunedì 30 luglio) con due diversi appuntamenti: il primo è alle 18.30 a Oristano, nel giardino interno del Centro per l’Autonomia di Oristano presso l’Ospedale Vecchio in piazzale San Martino, dove va in scena “(R)evolution ovvero matti da (s)legare“: una piéce che ha per protagonisti una famiglia, una zia matta da (s)legare e un matrimonio. Un excursus temporale – a quarant’anni dalla legge di riforma psichiatrica Basaglia che ha sancito la chiusura dei manicomi in Italia – che parte dagli anni ’40, attraversa il ’68, passa per gli anni Ottanta e approda al nuovo millennio, per raccontare, con molta ironia, come l’originalità di una persona possa far paura e produrre sofferenza ed emarginazione, se viene contrastata, e come possa invece permettere la nascita della creatività e del genio se protetta e valorizzata. Prodotta in collaborazione con il Centro per l’Autonomia, Servizio del PLUS Distretto di Oristano, ASL e Coop. Soc. CTR Onlus, Teatro Tragodia di Mogoro, “(R)evolution ovvero matti da (s)legare” è interpretata da utenti e operatori del Centro per l’autonomia di Oristano. Firma il testo Carmen Porcu, adattamento e regia sono di Virginia Garau con l’aiuto alla regia di Caterina Peddis.
Il secondo appuntamento della giornata d’apertura è alle 21.30 a una ventina di chilometri da Oristano, a San Vero Milis: nel Giardino del Museo Archeologico, proiettori accesi per il primo dei tre film della rassegna cinematografica “Gli anni ’68” a curata dall’Associazione Lampalughis. In programma “Assalto al cielo“, un documentario del 2016 di Francesco Munzi con immagini d’archivio del decennio 1967-1977. La serie di proiezioni proseguirà domenica 5 agosto con “Qualcosa nell’aria” (“Après mai”), film del 2012 del regista francese Olivier Assayas: protagonista della storia, ambientata in alcuni anni dopo il ’68, è Gilles, un liceale che abita in una località nei dintorni di Parigi e che sperimenta insieme ai suoi coetanei l’impegno politico militante. A chiudere la rassegna, il 12 agosto,”Lavorare con lentezza“, film del 2004 di Guido Chiesa, sceneggiato dal regista conWu Ming, e ambientato a Bologna nel 1976, poco dopo l’inizio delle trasmissioni di Radio Alice, libera emittente di intervento politico militante e di innovazione mediatica.

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