Due comunità aboliscono le figure del padrino per Battesimo e Cresima

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Padrini e madrine troppo lontani dalla fede. Persone che non hanno piena consapevolezza del ruolo da svolgere dal punto di vista della coerenza cristiana. Testimonianze di vita in cui spesso non è agevole scorgere le tracce dei principi evangelici. Che fare allora per non rassegnarsi ad accettare come padrini e come madrine di Battesimo e Cresima persone che difficilmente potranno svolgere un ruolo efficace e credibile di accompagnamento e di esempio? Come riporta  l’Avvenire, il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Gianfranco Todisco, ha risolto il problema alla radice. Con un decreto, firmato già ad ottobre ma diffuso nei giorni scorsi, ha abolito per tre anni le figure di padrini e madrine per Battesimo e Cresima. Una scelta radicale, e per certi versi dolorosa, che prende atto della «diminuita partecipazione dei nostri fedeli alla vita ecclesiale e sacramentale». E, di conseguenza, «della diminuita responsabilità… di trasmettere la fede con la testimonianza della vita». Diffusa secolarizzazione, intiepidimento dei valori ispirati al Vangelo, richiedono – scrive il vescovo nel documento – “un urgente rinnovamento della pastorale che coinvolga innanzi tutto i genitori, “primi educatori nella fede” dei loro figli, e delle comunità”. Il decreto non è quindi un atto di resa ma una scelta educativa forte, che ha l’obiettivo di azzerare una situazione sempre meno facilmente sostenibile, per ripartire poi con rinnovate energie pastorali.  Oggi non è facile per due genitori individuare nella propria cerchia di amici e di parenti persone adeguate per svolgere un ruolo che dovrebbe essere di esempio e di testimonianza nella fede. Capita talvolta – riferisce sempre il presule – di assistere a celebrazioni in cui il padrino, terminata l’unzione, esce dalla chiesa perché palesemente disinteressato a quello che sta succedendo, forse perché ne ignora il significato, forse perché nessuno è riuscito a coinvolgerlo in un cammino di preparazione da cui chi svolge funzioni di testimone nella fede non dovrebbe risultare estraneo.  Com’è noto, il codice di diritto canonico non impone la figura del padrino, ma lo prevede «per quanto è possibile» (can. 872 Codice di diritto canonico). D’altra parte specifica che le persone scelte devono condurre «una vita conforme alla fede e all’incarico che si assume» (can. 874). Se questo non è possibile il problema va risolto in altro modo. Il vescovo Todisco ha ben presente quanto raccomanda il Papa in Amoris laetitia a proposito della possibilità di superare i cosiddetti divieti liturgico-pastorali per i divorziati risposati. Tra le pratiche vietate o sconsigliate anche il ruolo del padrino in occasione dei sacramenti dell’iniziazione. «La situazione familiare complessa o irregolare di tante persone che ci vengono proposte per assolvere la funzione di padrini o di madrine – osserva ancora il presule – va ad aggiungersi ai problemi che abbiamo già evidenziato. Da qui la  decisione  di responsabilizzare i genitori e intensificare la preparazione di base per i giovani adulti nella speranza, fra tre anni, di ricominciare con uno sguardo rinnovato.

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