0 0
Read Time:5 Minute, 48 Second

Si è spento all’età di 95 anni Benedetto XVI, 265mo Papa della Chiesa cattolica dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013. Le sue condizioni si erano aggravate con l’avanzare dell’età. Papa Francesco aveva invitato a pregare per lui e si era recato al monastero Mater Ecclesiae, dove Ratzinger viveva dal 2013, per salutarlo.

Protagonista della vita della Chiesa e della cultura europea, teologo, professore, arcivescovo di Monaco, prefetto della Dottrina della fede, papa e papa-emerito, Joseph Ratzinger, nono successore tedesco di Pietro, figlio di un poliziotto e di una cuoca, nacque a Marktl am Inn, il 16 aprile 1927. Era la vigilia di Pasqua. Ratzinger fu battezzato – ricorda padre Federico Lombardi – al mattino dello stesso giorno con la ‘nuova’ acqua, appena benedetta”, segno per lui di una “particolare incorporazione al mistero pasquale”.

La cronaca e la storia recente ricordano soprattutto la sua rinuncia al pontificato, un atto di coraggio che ha profondamente innovato il ministero papale. 

Ratzinger è stato l’ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, se si considerano i casi di Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII, di cui si hanno fonti storiche certe o molto attendibili. 

È stato anche il più longevo dei papi della Chiesa.

La vita

Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo semplice anche sui temi più complessi, nei suoi quasi otto anni da Papa, Ratzinger ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto varie encicliche per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa.

Tra le sue opere più importanti il Gesù di Nazareth in più volumi, esempio di come la fede non sia un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. 

Ha posto i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato al centro del proprio regno. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili. 

Quando un rapporto sulla diocesi di Monaco lo tirò in ballo per presunti errori commessi nella gestione di alcuni casi di pedofilia quando era arcivescovo lì, Benedetto respinse le accuse anche se in una lettera di risposta al rapporto scrisse: “Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono”.

Trascorsa l’adolescenza a Traunstein, negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale era stato arruolato nei servizi ausiliari antiaerei, mentre era iscritto d’ufficio alla Gioventù hitleriana.

Prete dal 29 giugno 1951, teologo con una tesi su sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, è stato insegnante a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. È stato esperto al Concilio Vaticano II.

Nel ’77 Paolo VI lo nominò arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo designò cardinale. Il suo motto episcopale era “Collaboratore della verità”. Partecipò ai conclavi che nel ’78 elessero Papa Luciani e Papa Wojtyla. Nell’81 Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Fu anche presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali. 

Fu eletto Papa il 19 aprile del 2005, al quarto scrutinio.

Anche dopo l’elezione, coltivò il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson

Sbarcò anche sui social network, con un profilo Twitter. 

Tra i suoi documenti anche due Motu proprio del 2007: uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l’elezione di un pontefice e l’altro, il Summorum Pontificum, che liberalizzò la messa in latino. Infine, a sorpresa, la sua decisione di lasciare il Pontificato

La rinuncia 

“Ben consapevole della gravità di questo mio atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20.00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”, si rivolse così ai cardinali e si disse “consapevole” che il suo ministero dev’essere compiuto “non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”. “Tuttavia oggi, in un mondo in rapido mutamento” e “agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede”, per governare la Chiesa “è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo”, vigore che, “negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.

Di questa scelta Ratzinger non si è mai pentito “neppure per un solo minuto”, come ebbe modo di ripetere più volte: “Vedo ogni giorno che era la cosa giusta da fare”, “era una cosa su cui avevo riflettuto a lungo e di cui avevo anche a lungo parlato con il Signore”.

Dopo l‘elezione di Francesco, il 13 marzo 2013, nonostante una disputa tra teologi andata avanti a lungo e risoltasi con l’affermazione di quanti lo ritenevano “vescovo emerito”, Ratzinger ha continuato a parlare di sé come del Papa “emerito”, ha continuato a vestirsi di bianco mentre ha sostituito l’anello del pescatore con l’anello vescovile. 

Ha messo via però le discusse scarpe da ‘sovrano’ per indossare dei sandali simili a quelli dei monaci benedettini, simbolicamente più corrispondenti al suo nuovo ruolo: quello di accompagnamento con la preghiera alla missione di salvezza delle anime della Chiesa.

Gli anni da Papa emerito

Dal giorno della rinuncia al soglio di Pietro, Ratzinger ha condotto una vita ritirata nella quiete dei giardini vaticani coltivando le sue passioni: lo studio della teologia, l’ascolto della musica classica, gli esercizi al pianoforte, la lettura. Sognava di finire i suoi anni in Vaticano come bibliotecario della Santa Sede e nel Mater Ecclesiae l’hanno seguito tutti i suoi volumi, una vera a propria libreria teologica e culturale. Al suo fianco, dopo la scomparsa dell’amato fratello Georg, il suo segretario particolare Gänswein e suor Birgit Wansing che lo aiutava nella corrispondenza.

Sempre informato sugli avvenimenti del mondo e sulle vicende ecclesiastiche, aveva stretto nel tempo una solida amicizia con Papa Francesco, che si è recato a salutarlo non appena le condizioni di salute si sono aggravate.

fonte Rai News

print
Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *