Ex consiglieri dovranno pagare 110 mila euro per ‘danni d’immagine’  alla Regione Sardegna

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AGI – Due ex consiglieri regionali della Sardegna, già condannati per peculato nell’ambito delle inchieste della procura di Cagliari sulle spese dei fondi dei gruppi consiliari, dovranno risarcire la Regione per il danno d’immagine arrecato con il loro comportamento.

Lo prevedono due distinte pronunce della Corte dei Conti, sezione giurisdizionale della Sardegna, nei confronti di altrettanti ex consiglieri del Pdl: Carlo Sanjust dovrà pagare 60 mila euro, mentre Onorio Petrini è stato condannato a versarne 50 mila.

In sede penale Sanjust in primo grado aveva subito nel 2015 una condanna, in abbreviato, per peculato a due anni e 4 mesi di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, pena poi confermata in appello. Il suo ricorso in Cassazione l’anno scorso era stato giudicato inammissibile.

Gli era stata constestata l’appropriazione indebita, tra il 2009 e il 2010, di 23.340 euro di fondi pubblici, usati da Sanjust per pagare i servizi di allestimento e catering per il suo ricevimento di nozze nella Galleria Umberto I del Bastione di Saint Remy di Cagliari, il 9 maggio del 2009.

Inoltre, tra il 2011 ed il 2012, il consigliere del Pdl aveva erogato 27 mila euro a un’associazione politico culturale cagliaritana per l’organizzazione di incontri e convegni.

“Astuzia e reiterazione”

“La condotta illecita è stata contraddistinta da pervicace callidità e reiterazione nel tempo”, rilevano i giudici contabili nella loro pronuncia, sottolineando “che l‘impatto mediatico negativo è stato davvero notevole e continuativo”. Sanjust dovrà pagare, inoltre circa 283 euro di spese di giudizio.

Come il collega, Petrini era stato condannato in abbreviato, sempre per peculato, nel luglio 2015, a due anni e quattro mesi di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, pena confermata in appello e diventata definitiva dopo che l’anno scorso la Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso.

La Corte dei Conti gli contesta, come emerso in sede penale, di essersi appropriato indebitamente, fra il 2009 e il 2011 di 26.119 euro per l’acquisto di 25 oggetti d’argento, in parte trovati nella la sua abitazione e nel suo studio professionale, e di diversi dispositivi informatici ed elettronici e per pagare altri beni e prestazioni di servizi.

Anche il caso di Petrini aveva avuto “ampio risalto sugli organi di stampa, a diffusione non solo locale, ma anche nazionale, sia per l’elevatissimo ruolo sociale rivestito dall’autore dell’illecito sia per le modalità con le quali è avvenuta l’appropriazione”, sostiene la Corte dei Conti, “con particolare riferimento al monitor TV LCD di 56 pollici collocato presso il suo ufficio e successivamente scomparso per lungo tempo, per poi riapparire come d’incanto circa 15-20 giorni prima dell’audizione in sede penale, quale soggetto informato sui fatti”. 

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