Francesco: «Non manchino i diritti a riposo e pensione»

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Custodire la possibilità di riposarsi. «Non manchi il diritto alla pensione». «Siate consapevoli dell’altissima dignità di ciascun lavoratore. Sostenendone il reddito durante e dopo il periodo lavorativo, contribuite a una vita a misura d’uomo». È l’appello lanciati oggi da papa Francesco in piazza San Pietro all’incontro con dirigenti e dipendenti dell’Inps «Con viva cordialità rivolgo il mio saluto a voi, dipendenti e dirigenti dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, qui convenuti in udienza per la prima volta nella secolare storia dell’ente», aveva esordito il Pontefice, prima salutato dal presidente Tito Boeri.

Poi Francesco ha osservato: «A vari livelli, voi onorate il delicato compito di tutelare alcuni diritti legati all’esercizio del lavoro; diritti basati sulla natura stessa della persona umana e sulla sua trascendente dignità. E in maniera del tutto particolare – ha sottolineato – è affidata alla vostra premura quella che vorrei definire la custodia del diritto al riposo. Mi riferisco non soltanto a quel riposo che è sostenuto e legittimato da un’ampia serie di prestazioni sociali (dal giorno di pausa settimanale alle ferie, cui ogni lavoratore ha diritto), ma anche e soprattutto a una dimensione dell’essere umano che non manca di radici spirituali e di cui anche voi, per la vostra parte, siete responsabili».

Il Papa ha ricordato che «al riposo Dio chiamò l’uomo ed Egli stesso volle esserne partecipe nel settimo giorno. Il riposo, nel linguaggio della fede, è dunque dimensione umana e divina allo stesso tempo. Con una prerogativa unica, però: quella di non essere una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario, ma un’occasione per vivere pienamente la propria creaturalità, elevata alla dignità filiale da Dio stesso». Dunque, l’esigenza «di “santificare” il riposo si lega allora a quella – riproposta settimanalmente dalla domenica – di un tempo che permetta di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa, facendo di tutti questi orizzonti uno spazio e un tempo per Dio e per l’uomo».Quindi anche dirigenti e dipendenti Inps, «del giusto riposo dei figli di Dio, siete in un certo senso collaboratori».Ma questo, «che è un onore, diventa al tempo stesso un onere. Siete infatti chiamati a far fronte a sfide sempre più complesse. Esse provengono sia dalla società odierna, con la criticità dei suoi equilibri e la fragilità delle sue relazioni, sia dal mondo del lavoro, piagato dall’insufficienza occupazionale e dalla precarietà delle garanzie che riesce a offrire».Poi ha aggiunto «a braccio»: «Il riposo è un diritto che tutti abbiamo quando abbiamo un lavoro. Ma se la situazione è quella di disoccupazione, ingiustizia sociale, di lavoro nero, come io mi posso riposare? È vergognoso che venga detto “Vuoi lavorare? Allora facciamo un accordo a settembre, e fino a luglio. E da luglio a settembre non mangi, non riposi”», ha detto il Pontefice evidenziando che «questo succede dovunque, succede qui a Roma. Il riposo c’è perché c’è il lavoro, altrimenti non si può riposare», ha ammonito.

Infatti «fino a qualche tempo fa era piuttosto comune associare il traguardo della pensione al raggiungimento della cosiddetta terza età – ha rilevato il Papa – nella quale godere il meritato riposo e offrire sapienza e consiglio alle nuove generazioni. L’epoca contemporanea ha sensibilmente mutato questi ritmi. Da un lato, l’eventualità del riposo è stata anticipata, a volte diluita nel tempo, a volte rinegoziata fino a estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l’ipotesi stessa di una cessazione lavorativa. Dall’altro lato, non sono venute meno le esigenze assistenziali,tanto per chi ha perso o non ha mai avuto un lavoro, quanto per chi è costretto a interromperlo per i motivi più diversi».

Il «difficile compito» dell’Inps è «contribuire affinché non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie». E per il Papa non deve mancare «tra le vostre priorità un’attenzione privilegiata per il lavoro femminile, nonché quell’assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente». E ancora: «Non manchi mai l’assicurazione per la vecchiaia, la malattia, gli infortuni legati al lavoro. Non manchi il diritto alla pensione, e sottolineo: il diritto, perché di questo si tratta. Siate consapevoli dell’altissima dignità di ciascun lavoratore, al cui servizio voi prestate la vostra opera. Sostenendone il reddito durante e dopo il periodo lavorativo, contribuite alla qualità del suo impegno come investimento per una vita a misura d’uomo».

Il Pontefice ha messo in evidenza che lavorare «vuol dire prolungare l’opera di Dio nella storia, contribuendovi in maniera personale, utile e creativa»; quindi sostenendo il lavoro «voi sostenete questa stessa opera. E inoltre,garantendo una sussistenza dignitosa a chi deve lasciare l’attività lavorativa, voi ne affermate la realtà più profonda: il lavoro, infatti, non può essere un mero ingranaggio nel meccanismo perverso che macina risorse per ottenere profitti sempre maggiori; non può dunque essere prolungato o ridotto in funzione del guadagno di pochi e di forme produttive che sacrificano valori, relazioni e princìpi». E ciò vale anche «per le istituzioni sociali, il cui principio, soggetto e fine è e deve essere la persona umana. La sua dignità – ha scandito Papa Bergoglio – non può essere pregiudicata mai, neanche quando smette di essere economicamente produttiva».

«Qualcuno di voi – ha aggiunto parlando nuovamente senza leggere il testo – può pensare: “Che strano questo Papa, prima parla di riposo e poi di diritto al lavoro”. Ma sono collegati: il vero riposo viene proprio dal lavoro, tu ti puoi riposare quando sei sicuro, quando hai un lavoro sicuro che dà dignità a te e alla tua famiglia, quando in vecchiaia sei sicuro che hai la pensione, che è un diritto. Il vero riposo è il lavoro».

L’imperativo è: «Sostenere i più deboli, perché a nessuno manchi la dignità e la libertà di vivere una vita autenticamente umana».

Fonte: lastampa.it

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