Genova, ai funerali, insulti e fischi ai vecchi politici, ovazioni per Salvini e Di Maio

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Genova. Insulti e fischi ai vecchi politici, ovazioni per i loro eredi. Così la cerimonia funebre, prima ancora di avere inizio, ha rischiato di trasformarsi in un’arena «pro» e «contro», mettendo da parte la pietà per i poveri morti. La folla assiepata presso l’ingresso delle autorità ha riconosciuto l’ex ministro della Difesa Pinotti, e lì sono iniziate le urla, ingigantite all’apparizione del segretario Pd Martina. «Andatevene», «basta» e «vergogna» sono stati gli epiteti più ricorrenti. Mentre poco dopo la stessa folla (dove si è distinta una specie di spontanea claque) si è spellata le mani all’arrivo un filo teatrale di Salvini e Di Maio. I quali sono arrivati insieme e, col passo sicuro di chi rappresenta il nuovo, esente dalle colpe passate, hanno preso posizione dietro alle bare. È stata la consacrazione, perfino un po’ selvaggia, della loro popolarità.

Il rito funebre ha recuperato rispetto con l’arrivo di Mattarella. Un lungo, rispettoso applauso ha accolto la chioma bianca del presidente, che si è intrattenuto con i familiari delle vittime, sostando davanti a ciascuna bara visibilmente commosso. Dolore e compostezza hanno ripreso il posto loro.

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