
Roma, 22 aprile 2025 – A poche ore dalla notizia della morte di Papa Francesco, il Vaticano si trova già immerso in una controversia che potrebbe scuotere le fondamenta del prossimo Conclave: la possibile partecipazione del cardinale Giovanni Angelo Becciu, figura tanto influente quanto discussa della recente storia vaticana. In un’intervista rilasciata all’Unione Sarda, Becciu ha rivendicato con forza il suo diritto di partecipare all’elezione del nuovo Pontefice, sostenendo che le sue prerogative cardinalizie siano intatte. Una dichiarazione che ha aperto un dibattito giuridico e politico, con potenziali ripercussioni sugli equilibri del Sacro Collegio.
Il contesto: lo scandalo di Londra e la revoca delle prerogative
La vicenda ha origine nel settembre 2020, quando Papa Francesco, in un’udienza definita “shock” da molti osservatori, chiese a Becciu di rinunciare al suo incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e ai “diritti connessi al cardinalato”. La decisione fu motivata dalle accuse legate al cosiddetto “scandalo di Londra”, un’inchiesta su investimenti poco chiari in un immobile di lusso nella capitale britannica e su presunti trasferimenti di fondi a una cooperativa gestita dal fratello di Becciu. Nel dicembre 2023, il cardinale è stato condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di carcere, una sentenza che lui ha sempre contestato, proclamando la propria innocenza e parlando di una “macchinazione” ai suoi danni.
Nonostante la condanna e la revoca delle prerogative, Becciu ha conservato il titolo di cardinale. Tuttavia, la Sala Stampa Vaticana lo ha inserito nell’elenco dei “non elettori” per il Conclave, previsto tra il 5 e il 10 maggio, secondo le norme della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis. Ma il porporato sardo non ci sta e contesta questa esclusione, aprendo una questione che potrebbe destabilizzare il delicato processo di elezione del nuovo Papa.
Becciu: “Non sono stato formalmente estromesso”
Il cuore della difesa di Becciu si basa su un’interpretazione giuridica. In un’intervista all’Unione Sarda, ha dichiarato: “Richiamandomi all’ultimo Concistoro del 2023, il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie, in quanto non vi è stata una volontà esplicita di estromettermi dal Conclave né la richiesta di una mia esplicita rinuncia per iscritto”. Becciu sottolinea che l’elenco dei non elettori pubblicato dalla Sala Stampa Vaticana non ha valore giuridico vincolante e che, in assenza di un documento formale che lo escluda, il suo diritto a partecipare al Conclave resta valido.
A supporto della sua tesi, Becciu cita l’articolo 33 della Romano Pontifici Eligendo di Paolo VI, che stabilisce che “il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai Cardinali di Santa Romana Chiesa” con meno di 80 anni, limite che Becciu, nato nel 1948, rispetta. Inoltre, Geraldina Boni, docente di Diritto Canonico all’Università di Bologna, ha sottolineato che la pena inflitta a Becciu in primo grado non può essere invocata per escluderlo dal Conclave, poiché le norme vaticane mirano a evitare divisioni in un momento così cruciale per la Chiesa.
Il ruolo della Congregazione Generale
La decisione finale sulla partecipazione di Becciu spetterà alla Congregazione Generale dei cardinali, che si è riunita per la prima volta nella mattina del 22 aprile. Secondo la Universi Dominici Gregis, i cardinali possono deliberare a maggioranza su questioni come questa. Tuttavia, la situazione è complessa: da un lato, Becciu è stato invitato alle Congregazioni Generali pre-Conclave, un segnale che sembra confermare il suo status cardinalizio; dall’altro, la sua condanna e la sospensione delle prerogative creano una “zona grigia” giuridica che il Vaticano non ha mai affrontato in precedenza.
La presenza di Becciu in Conclave potrebbe avere un impatto significativo. Con 135 cardinali elettori previsti (136 se Becciu fosse ammesso), il suo voto potrebbe influenzare gli equilibri tra le diverse correnti del Sacro Collegio. Sebbene Becciu non sembri intenzionato a guidare una fazione, alcuni analisti suggeriscono che potrebbe diventare un alleato chiave per figure come il Segretario di Stato Pietro Parolin, considerato un candidato di mediazione tra riformisti e conservatori.
Le reazioni e le implicazioni
Il caso Becciu ha già suscitato reazioni contrastanti. Su piattaforme come X, alcuni utenti sostengono che la formula usata da Papa Francesco nel 2020 – “rinuncia ai diritti connessi al cardinalato” – sia “irrituale” e poco chiara, lasciando spazio all’interpretazione di Becciu. Altri, però, ricordano che la Universi Dominici Gregis esclude i cardinali che abbiano rinunciato alla “dignità cardinalizia” con il consenso del Papa, e ritengono che la posizione di Becciu sia insostenibile.
All’interno della Curia, la vicenda è vista come un’ulteriore fonte di tensione in un momento già delicato. La morte improvvisa di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile, ha lasciato la Chiesa in uno stato di vulnerabilità, e il Conclave si preannuncia come uno dei più incerti degli ultimi decenni. La possibile partecipazione di Becciu, un cardinale che per anni è stato tra i più vicini a Francesco ma che ora è al centro di uno scandalo, rischia di alimentare divisioni e di complicare il processo di selezione del nuovo Pontefice.
Un rebus per il Vaticano
Il “rebus Becciu” rappresenta una sfida senza precedenti per il Vaticano. La Congregazione Generale dovrà decidere se accogliere la rivendicazione del cardinale o confermare la sua esclusione, una scelta che avrà implicazioni non solo giuridiche ma anche politiche e simboliche. In un Conclave già segnato dalla diversità geografica e ideologica dei 135 elettori, la presenza di Becciu potrebbe essere un elemento destabilizzante o, al contrario, un’occasione per dimostrare la capacità della Chiesa di affrontare le proprie contraddizioni interne.
Mentre i cardinali si preparano a riunirsi nella Cappella Sistina, il mondo cattolico osserva con attenzione. La fumata bianca, attesa tra poche settimane, non sancirà solo l’elezione del 267esimo Vescovo di Roma, ma anche la risoluzione di uno dei casi più controversi della storia recente della Chiesa

Giornalista. Direttore responsabile