Il piano tedesco per impallinare Renzi

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Bundeskanzlerin Merkel auf Thüringen-Fest
Genüßlich probiert Bundeskanzlerin Angela Merkel (CDU) am Montag (16.05.2009) auf dem Sommerfest Thüringens in Berlin eine frische Thüringer Bratwurst. Zweieinhalb Monate vor der Landtagswahl stärkte die Regierungschefin ihrem Partei- und Duzfreund Dieter Althaus demonstrativ den Rücken. Der Regen werde dem Fest keinen Abbruch tun, da müsse man ein bisschen mehr zusammenrücken, sagte Merkel, die ihren Regenschirm selbst trug. Foto: Wolfgang Kumm dpa/lbn +++(c) dpa – Bildfunk+++

Caro Mario, è l’ora di dare gas alla ripresa. Perché l’Italia, come ho promesso in Borsa, deve correre in testa al plotone. Ma per riuscirci, è necessario che la Bce aumenti i suoi sforzi, come mi avevi fatto credere prima del 3 dicembre, quando vi siete limitati ad allungare il programma degli acquisti di titoli. Ma come potete pensare che l’Italia possa allungare il passo se l’inflazione, invece di risalire, scende ancora? E che dire delle banche? La bad bank si allontana, invece di avvicinarsi. Perfino io, suvvia, ho un po’ di pudore…

Chissà. Al di là del tono, potrebbe essere questo il tenore di una telefonata del premier Matteo Renzi a Mario Draghi, l’alleato più prezioso su cui il premier può contare per affrontare il “grande freddo” che segna i rapporti con la Germania, ove Renzi conta ormai ben pochi amici. Come potrebbe rispondere Draghi. Il banchiere, che ama parlare con i fatti ed i documenti, potrebbe girare al presidente del Consiglio un documento inviato al Parlamento federale dal ministero delle Finanze, scovato dopo attenta ricerca da Carlo Bastasin, columnist del Sole 24 Ore, uno dei giornalisti italiani che vanta più esperienza e competenza coi i circoli del governo di Berlino. Nel dossier, intitolato «Sviluppo dell’Unione economica e monetaria», il viceministro Jens Spahn, stretto collaboratore di Wolfgang Schäuble, propone la ristrutturazione automatica del debito pubblico di ogni Paese della comunità che dovesse chiedere assistenza al meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva Stati. In altri termini, nel caso un Paese chiedesse un aiuto finanziario ai partners, la durata dei suoi titoli di Stato sarebbe automaticamente allungata. Non è una novità di poco conto, soprattutto perché il progetto ha coinciso con l’irrigidimento della posizione tedesca sulla garanzia comune dei depositi bancari, contro cui si è levata l’opposizione di Schauble nonostante fosse già stata prevista la creazione di un sistema comune. Ma la Bundesbank ha chiesto che questo passo sia posticipato al 2025.

Stesso discorso vale per il debito pubblico. Prima di mettere in comune le garanzie sulle banche, è il succo del piano tedesco, ci vogliono garanzie precise che il contribuente tedesco non sia chiamato ad onorare il debito pubblico di un altro Paese. Perciò, nel caso di crisi finanziaria alla stregua di quella culminata con il governo Monti, non basterà un esecutivo controllato da vicino da Bruxelles (e Berlino) ma scatterà automaticamente il ricorso alla Troika. Non solo. Nei bilanci bancari Bot e Btp andranno conteggiati, ai fini delle riserve, come tutti gli altri titoli. Basterà? No, perché per evitare che gli astuti truffatori del sud Europa non scarichino sulle banche i conti di aziende decotte, con l’obiettivo di far pesare il costo dei fallimenti bancari sul fondo di garanzia alimentato anche con i soldi dei contribuenti tedeschi, il ministero di Berlino chiede norme fallimentari comuni.
Certo, per ora è solo un documento. Ma è un segnale eloquente del clima che si respira nella capitale tedesca di nuovo sotto l’ala dei falchi.

Angela Merkel è sulla difensiva. Di riflesso, si è ridotto lo spazio di manovra di herr Draghi, troppo abile per dar battaglia quando le possibilità di vittoria sono esigue. Non è il momento, insomma, di chiedere alla banca centrale nuove mosse di espansione della politica monetaria.  Anche perché l’Italia ha presentato una legge di Stabilità che punta sulla crescita quale unica arma per abbassare il rapporto debito/pil. Mossa apprezzabile ma, data la situazione internazionale (frenata della Cina, crisi degli Emergenti grande clienti del made in Italy), senz’altro audace.

Di qui una prospettiva rischiosa: nel caso qualcosa andasse storto, Draghi avrebbe non poche difficoltà a far scudo all’Italia con nuove misure. Meglio tener da parte, comunque, qualche arma di riserva. Per evitare di finire nella trappola di Schauble: senza la protezione di Draghi, infatti, l’Italia potrebbe finire, incalzata dallo spread, sotto la ghigliottina della Troika. È un pericolo reale perché l’«amico» tedesco non conosce la parola sconto.

di Ugo Bertone

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