Istituti di credito, mobilitazione generale in arrivo

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Si va verso la mobilitazione unitaria del settore del credito in Sardegna riunito stamattina per fare il punto della situazione e discutere le iniziative di protesta che potrebbero essere calendarizzate nei prossimi giorni, se non dovessero esserci segnali positivi, in particolare sulla vertenza legata alla chiusura delle
venti agenzie del Banco di Sardegna.

Per le delegazioni Fabi, Unisin, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil è fondamentale che la Regione attivi immediatamente un tavolo di confronto a cui invitare le principali aziende di credito, i sindaci
dei comuni interessati, l’Anci e le delegazioni sindacali. Insieme a questo, i sindacati considerano necessario che la classe politica regionale solleciti la Fondazione di Sardegna affinché difenda gli
interessi dell’Isola all’interno del Gruppo Bper, impedendo le chiusure annunciate delle sedi del Banco di Sardegna.

“Il credito – affermano le segreterie unitariamente – non è in crisi per un problema di utili, tutt’altro, quelli delle diverse aziende sono infatti miliardari: se negli ultimi ciqnue anni sono state chiuse circa duecento agenzie di diversi istituti di credito e se la metà è da ascrivere al solo Banco di Sardegna, è evidente che siamo di fronte a una profonda crisi di rigetto della propria identità”.

Siamo davanti a una contraddizione: “Le banche sventolano la bandiera della prossimità al territorio, eppure poi non perdono occasione per chiudere le proprie agenzie e ridurre il personale”.

A subire gli effetti della grave situazione sono soprattutto le piccole comunità già fortemente a rischio di spopolamento per l’assenza di servizi per i cittadini: “In questi contesti gli sportelli bancari sono spesso l’ultimo baluardo, perciò riteniamo, anche a fronte degli utili consistenti, che le aziende di credito
debbano rinunciare alle chiusure e alla costante riduzione del personale”.

Piuttosto, i sindacati sollecitano investimenti a sostegno delle comunità, ad esempio portando in Sardegna ulteriori lavorazioni che possono tranquillamente essere svolte nell’Isola con l’aiuto della
tecnologia. “Perdere posti nel settore credito equivale a dire ai giovani sardi di emigrare, una atteggiamento inaccettabile se si pensa ai guadagni giganteschi delle aziende che, invece, dovrebbero sentire il dovere e la responsabilità di restituire alla Sardegna quanto hanno avuto negli anni, e aiutare una regione in difficoltà piuttosto che contribuire ai fenomeni di spopolamento e disoccupazione”.

A conclusione della riunione le delegazioni hanno manifestato la necessità di una forte mobilitazione, anche a sostegno dei sindaci e dell’Anci, per impedire la chiusure delle agenzie del Banco di Sardegna che considerano “solo l’antipasto di quanto si va preparando a danno del nostro territorio e della nostra economia”.

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