Jeda in ESCLUSIVA: “Cellino voleva esonerare Allegri ma la squadra si oppose”

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Jedaias Capucho Neves, meglio noto come Jeda, è arrivato per la prima volta nel calcio italiano 20 anni fa, e ancora oggi ne fa parte. In tutte le piazze nelle quali ha giocato ha lasciato qualcosa di speciale ma una su tutte, Cagliari, lo ricorda ancora con grande affetto. Quest’oggi Jeda è intervenuto ai nostri microfoni, per parlare del difficile momento dei rossoblù e non solo. Ci ha raccontato la sua esperienza a Cagliari, in particolare le incredibili stagioni con Davide Ballardini e Massimiliano Allegri, ancora impresse nella mente dei tifosi sardi. Per poi concludere con i suoi progetti futuri che, come giusto che sia, lo vedono ancora vicinissimo al mondo del calcio.

Cosa pensi di questo inizio di campionato? C’è una squadra che ti sembra favorita rispetto alle altre o siamo ancora lontani dai discorsi Scudetto?

“Fino a questo momento mi sembra abbastanza equilibrato, per la prima volta non vedo una squadra nettamente favorita. InterMilan e Napoli mi sembrano quelle messe meglio, la prossima sfida tra Inter e Napoli sarà molto importante. I nerazzurri sono un po’ indietro rispetto alle altre due, ma vincendo lo scontro diretto potrebbero rientrare in corsa. Non vedo una squadra già pronta per la volata decisiva, secondo me è un campionato molto aperto, tutte possono rientrare in gioco. Non scarterei neanche la Juventus in questo momento, anche se dovrà fare più fatica rispetto alle altre per rientrare”.

Hai giocato due anni e mezzo a Cagliari, facendo grandi cose e conquistando l’affetto dei tifosi. Come giudichi il momento di difficoltà che stanno vivendo i rossoblù?

“È un momento complicato, molto brutto, che sinceramente non mi aspettavo. In particolare dopo quello che era successo lo scorso anno, dove il Cagliariaveva rischiato tantissimo, ma grazie all’arrivo di Semplici era riuscito a fare il cambio di mentalità. Quest’anno a livello di risultati e di gioco va anche peggio. Vedo un Cagliari in grandissima difficoltà, cosa che non mi aspettavo visti gli investimenti fatti in estate. Pensavo che la scorsa stagione avesse fatto scattare un campanello d’allarme, invece quest’anno sto rivedendo le stesse problematiche e non ne capisco il motivo. L’unica cosa certa è che le responsabilità sono di tutti, allenatore, giocatori e società compresi”.

A proposito di Semplici, gli avresti dato più tempo dopo il miracolo della scorsa stagione? Secondo te, un esonero così rapido può essere dovuto a una mancanza di fiducia da parte della società?

Esonerare un allenatore dopo così poche giornate è un errore gravissimo, perché bisogna dargli comunque il tempo di lavorare col gruppo, questo lascia intendere che la riconferma di Semplici è stata in parte forzata dal risultato della scorsa stagione. Mi piacerebbe capire il perché di un esonero così frettoloso, a questo punto sarebbe stato meglio non riconfermarlo affatto. Il Cagliari è una società seria, che non ha bisogno di presentazioni, maesonerare un allenatore è sempre pericolo, perché crea confusione e soprattutto porta allo spreco di risorse economiche importanti”.

Dopo l’esonero la società si è affidata a Walter Mazzarri, facendogli anche un contratto importante. Cosa ne pensi di questa scelta? Non è strano che la società abbia sostituito Semplici con un allenatore che gioca in maniera molto simile? Non sarebbe stato meglio effettuare un cambio di rotta più deciso?

“Anche a me questa scelta mi ha lasciato perplesso, non tanto per il valore di Mazzarri che rimane un ottimo allenatore. Non mi sembra un allenatore adatto al momento del Cagliari, perché non è uno che subentra a stagione in corso. Se ci aggiungiamo il fatto che la squadra mi sembra molto lontana dalla sua idea di calcio, le perplessità sono ancora maggiori. Vedendo i risultati non credo che la società abbia preso la scelta giusta, ma non per colpa di Mazzarri, semplicemente non mi sembrava il profilo più adatto in una situazione come quella che sta vivendo il Cagliari. Vedo una squadra in grossa difficoltà partita dopo partita, penso che un intervento sul mercato sia obbligatorio per cercare di trovare una via di uscita”.

A proposito di mercato, la società ha fatto degli investimenti importanti, che non sempre sono stati ripagati. L’esempio più lampante è Gaston Pereiro il quale, nonostante i numerosi cambi di allenatore, non è mai riuscito a trovare continuità. Sembra quasi che la società faccia il mercato non in sintonia con l’allenatore, tu che idea ti sei fatto?

“Mi sono posto anch’io questa domanda, il Cagliari è una società molto solida, negli ultimi anni ha fatto degli investimenti importanti, come gli ingaggi di Godin e dello stesso Mazzarri. Anche Gaston Pereiro, che doveva essere una promessa per il Cagliari oltre che un grosso investimento, mi fa capire che all’interno della società c’è un po’ di confusione sul piano del mercato. Anche la scelta di trattenere giocatori che stavano per andar via, come Fariasper esempio, che è passato dall’essere fuori rosa a essere reintegrato per motivi di emergenza. Oppure la vicenda Nainggolan, il quale era già pronto a tornare, e a livello di personalità e carattere avrebbe aiutato tanto. Tutte queste situazioni fanno pensare che non ci sia unità e che ognuno vada per la propria strada, creando maggior confusione. È un peccato vedere il Cagliari ultimo, alle spalle di squadre che hanno una rosa inferiore, anche per colpa di situazioni di questo tipo”.

Una delle note positive di questo Cagliari continua a essere il suo capitano, Joao Pedro. Tu da brasiliano lo conoscevi prima dell’arrivo a Cagliari? Meriterebbe la chiamata della Seleçao? Pensi ci siano un po’ di pregiudizi nei suoi confronti per il fatto che gioca nel Cagliari?

“Lo conoscevo poco, prima del suo arrivo a Cagliari, e mi ha stupito. È stata una delle note più positive degli ultimi anni. È un giocatore che è arrivato in punta di piedi, dimostrando sin da subito grande umiltà, e capendo immediatamente l’importanza della maglia e della città. Ha un grande senso di appartenenza, giocatori come lui sono fondamentali per il Cagliari. Nel momento in cui poteva andar via ha deciso di restare, prendendo in mano la squadra e assumendosi gran parte delle responsabilità. Ogni anno che passa migliora sempre di più, da brasiliano sono molto contento per lui e per il fatto che giochi a Cagliari. Spero che prima o poi venga convocato dal Brasile, perché si merita quel tipo di riconoscimento. Io l’avrei già chiamato tempo fa, però purtroppo la nazionale brasiliana si lascia molto condizionare dal club di appartenenza e questo è un grave errore. Vedo tanti giocatori vestire la maglia del Brasile e non sempre ne sono all’altezza, mentre Joao Pedroha carattere e meriterebbe di essere premiato con la convocazione. La nazionale deve servire anche a questo”.

Sei arrivato al Cagliari durante il mercato invernale nel 2008, quando l’allenatore era Ballardini e il Cagliari aveva concluso il girone di andata all’ultimo posto con soli 10 punti. Durante il girone di ritorno faceste 32 punti, mai successo prima, e riusciste a salvarvi. Ci racconti quella stagione incredibile?

“Penso che quella, e anche la stagione successiva, coincidano con il picco della mia carriera. Quell’anno ci salvammo perché ognuno si prese le proprie responsabilità, oltre al fatto che avevamo una squadra composta da giocatori di grande personalità. Tutti devono diventare leader ed essere coinvolti, in modo che ognuno possa dare il proprio contributo. Questa fu la chiave che ci aiutò a salvarci, ed è quello che servirebbe anche oggi al Cagliari. Con Ballardini e il resto di quel gruppo abbiamo condiviso delle emozioni che non dimenticherò mai, non eravamo semplici compagni di squadra ma eravamo dei fratelli, pronti a entrare in campo e dare il massimo l’uno per l’altro”.

La stagione successiva con Allegri andò anche meglio, nonostante un avvio da 0 punti nelle prime cinque giornate. Alla fine riusciste a conquistare 53 punti piazzandovi al 9° posto. Qual è stato il segreto di quella stagione, nella quale hai siglato anche il tuo record di gol (11) in Serie A?

“Quell’anno giocavamo bene sin dall’inizio, ma dal punto di vista dei risultati non ce ne andava una giusta. A un certo punto Cellino voleva esonerare Allegri, cosa comprensibile dopo cinque sconfitte di fila, ma noi andammo da lui prendendoci le nostre responsabilità. Esonerare Allegri in quel momento non sarebbe servito a nulla, perché eravamo noi giocatori a doverci prendere le nostre responsabilità. Dopo il pareggio col Milan ci siamo sbloccati, e la stagione è andata nel migliore dei modi. Questo fa capire come molto spesso non dipende tutto dall’allenatore, perché in campo ci vanno i giocatori, e questo noi l’avevamo capito benissimo”.

Sempre parlando di Allegri, come giudichi il momento che sta vivendo alla Juventus?

Allegri è una persona molto intelligente e un ottimo allenatore, ma va detto che la Juventus si è indebolita rispetto al ciclo precedente. Non è la Juventus che ha vinto nove scudetti di fila. Prima aveva giocatori con tanta esperienza e tanto carattere, che in certi momenti potevano farti la differenza. Vestire la maglia della Juventus non è per tutti. Ci sono dei giocatori importanti come DybalaMorata o Kean, ma devono essere affiancati ad altri giocatori di personalità, e in questo momento alla Juventus ce ne sono pochi. Nei momenti difficili servono giocatori che si prendano carico delle responsabilità della squadra, Bonucci e Chiellini possono farlo, ma non so se qualcun altro è in grado. In questo senso giocatori con la personalità di BuffonPjanicKhedira e Mandzukic erano fondamentali, perché oltre a essere funzionali non avevano paura di metterci la faccia nei momenti complicati. La Juventus di adesso è molto diversa sotto questo aspetto“.

C’è un aneddoto bellissimo sul tuo conto, riguardante la tua esperienza al Potenza. Si dice che avessi firmato il contratto in un bar, quanto c’è di vero? Come giudichi quell’esperienza in generale?

“Questa è una cosa che mi chiedono spesso (ride ndr)… In realtà eravamo nel bar dell’albergo, nel quale soggiornava la squadra. Quando mi hanno fatto la foto l’accordo con la società era già stato trovato, ero lì per raggiungere i miei nuovi compagni, non per firmare il contratto. L’esperienza a Potenza è stata bellissima dal punto di vista della città, si tratta di una piazza molto calda che vive il calcio con tanta intensità. Purtroppo in quel momento la società non era pronta a gestire tutto questo, e quello è un aspetto che non mi è piaciuto”.

Durante il tuo passaggio alla Vimercatese sei stato prima giocatore e poi allenatore. Tuttavia dopo l’esonero hai rimesso gli scarpini e sei ritornato a giocare, al Muggiò. Come mai questa scelta? Ti è piaciuta l’esperienza da allenatore? Vorresti proseguire su quella strada in futuro?

“Dopo la prima esperienza da giocatore, alla Vimercatese, mi era stato proposto di allenare e io ho accettato. È stata un’esperienza che mi è piaciuta tantissimo, tanto è vero che adesso voglio riprendere quel percorso. Purtroppo ci sono state delle incomprensioni e ho deciso di abbandonare, ma l’esperienza è stata senza dubbio positiva. Quando è arrivata la proposta del Muggiò mi sentivo bene e ho deciso di tornare in campo. Le cose all’inizio sono andate bene, poi tra infortuni e lockdown ho deciso di smettere. Ora sono il direttore tecnico del settore giovanile del Muggiò, ma la mia intenzione è quella di ritornare ad allenare“.

Per la tua carriera futura ci sono degli allenatori, tra quelli che ti hanno allenato, dai quali hai deciso di prendere spunto?

“Ho avuto molti allenatori, soprattutto ad alti livelli. Gasperini e Allegri hanno inciso in maniera importante nel corso della mia carriera, soprattutto dal punto di vista tecnico. Ballardini era molto preparato riguardo le situazioni tattiche e mi stupì molto. Reja e Iachini a livello umano mi hanno trasmesso tanto. Reja è stato il primo allenatore che ho avuto in Italia, lo considero come un padre. Con Iachini ci siamo visti da poco e mi ha fatto molto piacere. Cerco di prendere spunto da tutti questi, ogni più piccolo dettaglio è importante perché alla fine sono allenatori che hanno fatto carriera. Poi però ognuno di noi è fatto a modo suo, ed è importante trovare la propria strada“.

Intervista rilasciata a Footballnews24.it, in esclusiva dall’ex giocatore del Cagliari Jeda in data 14/11/2021 Link esterno verso l’articolo: https://footballnews24.it/jeda-in-esclusiva-cellino-voleva-esonerare-allegri-ma-la-squadra-si-oppose-joao-pedro-merita-la-nazionale-piu-di-tanti-altri/

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