La Sea Watch 3 ha attraccato a Catania

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Catania. La Sea Watch 3 è arrivata ieri mattina nel porto di Catania con a bordo 47 migranti, compresi 15 minorenni non accompagnati. La nave dell’Ong tedesca battente bandiera olandese, salpata dalla fonda al largo di Siracusa, è stata scortata da motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza. Nessun sequestro è previsto, per il momento, per la nave arrivata al porto di Catania. La Sea Watch 3 aveva lasciato la rada di Santa Panagia, dove era ancorata da venerdì scorso ad un miglio dalle coste siracusane, poco dopo le 5:30. Appena le manovre sono finite i migranti a bordo hanno festeggiato l’arrivo a Catania abbracciandosi tra di loro e abbracciando anche i componenti dell’equipaggio della nave. Alcuni di loro scattano foto e video con un telefono cellulare. Altri indossano felpe e tute sportive e la maglietta della Croce Rossa Italiana. Provengono da Senegal, Guinea Bissau e Sudan.

I 15 minorenni non accompagnati saranno accompagnati in un’unica struttura per la loro accoglienza che aderisce al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) del ministero dell’Interno. La notizia è confermata dal Tribunale per i minorenni di Catania che ha nominato i tutori per ciascun ragazzo e al quale da adesso spettano tutte le decisione per la loro tutela. “Al nostro Tribunale – rivela la presidente Maria Francesca Pricoco – sono arrivate da tutta Italia domande di persone disponibili a fare loro da tutore, ma le nomine sono state già fatte e sono esecutive”.

Attentato alla costituzione, abuso in atti di ufficio, sequestro di persona, violenza privata, tortura: sono gli eventuali profili di reato che la procura di Siracusa è stata invitata a esplorare con un esposto a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso della motonave Sea Watch. L’iniziativa, partita formalmente da Torino, è dell’associazione ‘Lasciateci entrare’ e di un gruppo di avvocati del Legal Team Italia. Tra i firmatari compare anche l’europarlamentare Eleonora Forenza. Nell’esposto si fa presente, innanzitutto, che “le convenzioni Solas del 1974, Sar del 1979 e Unclos del 1982 costruiscono un quadro di disposizioni” che obbligano anche lo Stato italiano “ad assicurare che i naufraghi siano al più presto soccorsi e sbarcati in un luogo sicuro”. Secondo gli esponenti “alla motonave Sea Watch 3 avrebbe dunque dovuto essere consentito l’attracco”, anche perché “eventuali procedimenti di trasferimento dei soggetti soccorsi verso altri luoghi, ovvero verso altri Paesi, ben possono essere attuati dopo lo sbarco”. Il principio è che ogni accertamento sulle eventuali responsabilità di chi ha trasportato i migranti, o su chi li deve accogliere, non può “elidere l’obbligo al rispetto della normativa in materia di soccorso in mare e rispetto dei diritti della persona”. Ma i naufraghi “si sono trovati di fatto in una condizione di privazione della libertà personale, non avendo potuto lasciare l’imbarcazione, ed essendogli stato inibito lo sbarco e vietato di avere contatti e rapporti con altri soggetti diversi dai componenti l’equipaggio”, considerando che “anche i parlamentari saliti sulla nave lo avrebbero fatto, secondo le dichiarazioni del Ministro dell’Interno, violando il divieto”.

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