“L’arcivescovo non venga a scuola”, polemiche dopo la decisione dei docenti di una scuola di Sassari

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Nel bel mezzo della polemica sui canti di Natale ecco che un’altra scuola pubblica prende il suo provvedimento a favore della multiculturalità (e religiosità). Stavolta al centro delle cronache c’è la scuola elementare e d’infanzia di San Donato a Sassari, dove la dirigente scolastica, Patrizia Mercuri, dice no alla visita pastorale dell’arcivescovo della città. “Con la Chiesa siamo disposti a portare avanti qualunque progetto d’integrazione e di inclusione ma dico no alla visita pastorale” di padre Paolo Atzei, ha spiegato la dirigente scolastica. La scuola del centro storico, la più antica della città, è un istituto multiculturale e 122 dei suoi 250 iscritti sono cinesi, senegalesi, pachistani e marocchini con relative diverse religiosità. La valutazione riguarda quindi il fatto che non si possa imporre la visita di un’istituzione cattolica a chi cattolico non è.

La decisione è stata presa insieme ai docenti, spiega la dirigente, “e insieme abbiamo pensato che non fosse opportuno, proprio perché qui la metà dei bambini non è di religione cattolica”. Al quotidiano La Nuova Sardegna ha raccontato poi del tentativo di organizzare l’incontro solo per i bambini cattolici in chiesa, ma la mediazione – da fare magari coinvolgendo i genitori – non è stata possibile.

Inutile dire che la decisione di quella che una legislazione fa avremmo chiamato direttrice ha scatenato un’ondata di polemiche, ovvie visto che riguardano un tema particolarmente sensibile. Dopo il caso dei presepi e dei canti di Natale nella scuola di Rozzano, insomma, nuove grane per le scuole pubbliche italiane che sempre più spesso si trovano a fare i conti con la multiculturalità e multireligiosità che caratterizza la società italiana e, di conseguenza, la sua scuola.

Il sindaco della città, Nicola Sanna, ha fatto da apripista per le polemiche politiche. “Sono sorpreso e non condivido affatto la scelta del consiglio dei docenti di dire no alla visita pastorale”, ha detto il primo cittadino in quota Pd. “E se integrazione vuol dire rispetto e ricerca della conoscenza del prossimo con questo gesto a me sembra si faccia un passo nella direzione contraria”. A frenare su queste affermazioni è l’assessora regionale alla Cultura, per la quale “il fatto non sussiste. Ho parlato con la dirigente – ha spiegato Claudia Firino, esponente di Sel – e mi sono resa conto che si tratta di un problema meramente organizzativo. Forse – dice poi – si è voluta fare una polemica per assimilare questo ad altri casi nazionali, ma così si fa solo del male. Alla luce di quello che sta avvenendo nel mondo – insiste – questo è un momento in cui dobbiamo essere tutti più lucidi, più seri”. L’affondo contro la decisione dei docenti della scuola sassarese arriva dall’ex presidente della Regione, il forzista Ugo Cappellacci. “Pessimo messaggio – ha detto il coordinatore di Forza Italia in Sardegna – non si può insegnare ai nostri figli che in nome di un malinteso concetto di tolleranza, il rispetto di una religione passi attraverso l’autocensura preventiva delle nostre tradizioni e del credo di molti italiani”.

Un dibattito acceso e a tratti dai toni forti nel quale sono coinvolti anche i genitori dei bambini. Nel caso di Sassari la polemica è montata – come accade di questi tempi – sui i social network, piattaforma privilegiata per le critiche o gli attestati a favore della decisione. Solo un genitore, citato dal giornale sassarese, si è presentato ai cancelli della scuola. Un giovane babbo per il quale “si sta montando un caso dal nulla. Qui ci sono bambini che provengono da diversi paesi e la direttrice ha semplicemente proposto un’idea differente: che l’incontro con l’arcivescono avvenga in chiesa. I numeri di questa scuola suggeriscono che sarebbe la soluzione migliore – ha detto l’uomo – Non ci vedo nulla di male e non mi sento ‘un escluso'”.

E la Chiesa come reagisce all’ennesimo tentativo di tenerla fuori dalla scuole pubblica? L’arcivescovo padre Paolo Atzei da parte sua si dice stupito. “Non me l’aspettavo – ha commentato l’alto prelato – la mia persona offende? E’ un fatto buffissimo e mi chiedo: cosa vi limita?”. Poi aggiunge che le sue intenzioni erano molto semplicemente la volontà di “incontrare alunni, docenti e famiglie del quartiere, che con l’istituto scolastico interagiscono. I bambini e gli studenti mi hanno sempre accolto con tenerezza e umanità, anche i ragazzi di altre confessioni”, afferma. E insiste: nessuna intenzione di “fare catechismo”.

fonte: www.tiscali.it

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