L’ UGL Sardegna, in rappresentanza dei lavoratori del settore sanitario, esprime la propria ferma condanna per il crescente fenomeno delle aggressioni che il personale sanitario è costretto a subire, spesso da parte dei familiari dei pazienti. Questo fenomeno non solo compromette la sicurezza degli operatori, ma ha anche un impatto negativo sulla qualità dell’assistenza e sull’ambiente di lavoro all’interno delle strutture sanitarie.
Le recenti cronache raccontano episodi di aggressioni fisiche e verbali che stanno rendendo ogni giorno più rischioso il lavoro di medici, infermieri e operatori sanitari. “Questi professionisti dedicano la propria vita al benessere dei pazienti ed è inaccettabile che, mentre cerca di fornire cure e assistenza, il personale sanitario si trovi a dover temere per la propria incolumità”, dichiara in una nota Lino Marroccu, segretario regionale della UGL Salute.
Chiediamo con urgenza che le istituzioni competenti pongano in atto politiche di sicurezza efficaci, per tutelare gli operatori sanitari in tutte le strutture. Fra le misure necessarie, proponiamo:
– maggiore presenza di Forze dell’Ordine potenziando la vigilanza nelle strutture sanitarie, specialmente nelle aree di emergenza e nei reparti più critici, per garantire una risposta immediata in caso di aggressioni;
– formazione specifica attraverso corsi di formazione su come gestire situazioni di crisi e prevenire conflitti, al fine di dotarli di strumenti pratici per fronteggiare eventuali aggressioni;
– installazione di sistemi di allerta rapida e pulsanti di emergenza nelle aree dell’ospedale ad alto rischio, permettendo una comunicazione immediata con il personale addetto alla sicurezza;
– offrire supporto psicologico agli operatori che hanno subito violenze o che lavorano in condizioni di stress continuativo, al fine di preservare il loro benessere mentale e professionale.
Queste misure non solo tutelerebbero il personale sanitario, ma garantirebbero anche un servizio di assistenza migliore e più sicuro per i pazienti e le loro famiglie. È giunto il momento di arginare questa spirale di violenza affinché il personale sanitario possa finalmente lavorare in contesti di civiltà.
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