Medici Senza Frontiere (MSF) sullo sgombero della ‘Ex Felandina’ esprime preoccupazione

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A Metaponto di Bernalda (Matera), è stato portato a termine stamani lo sgombero di circa 130 migranti dalla ‘Ex Felandina’. Fino ad oggi quei vecchi capannoni della ‘Ex Felandina’, che accoglievano uomini e donne, servivano da base per i lavoratori che da lì, giornalmente si spostavano sui campi per la raccolta dei prodotti agricoli.

Medici Senza Frontiere (MSF), esprime preoccupazione per la sorte di centinaia di persone sgomberate questa mattina senza soluzioni alternative sufficienti dall’insediamento dell’Ex Felandina, in Basilicata.

È più che mai necessario che a livello nazionale e locale vengano adottate concrete politiche di gestione di un fenomeno ormai strutturale e decennale, avverte MSF che da circa due mesi fornisce cure mediche e orientamento ai servizi socio-sanitari del territorio alle persone vulnerabili residenti all’interno dell’insediamento.

MSF ha cominciato a lavorare all’Ex Felandina dallo scorso 4 luglio, in collaborazione con l’Azienda sanitaria di Matera, per rispondere ai bisogni essenziali degli abitanti dell’insediamento, impiegati stagionalmente come braccianti agricoli nelle campagne del Sud d’Italia. Nel corso dei due mesi di attività, MSF ha effettuato più di 400 visite mediche riscontrando che più di un quarto dei pazienti manifestava dolori e/o infiammazioni muscolo-scheletriche collegabili alla tipologia di lavoro svolto.

In 55 casi sono state riscontrate patologie dermatologiche attribuibili alle scarse condizioni igienico-sanitarie nell’insediamento e/o al possibile contatto con prodotti chimici nocivi. Inoltre, a circa 60 pazienti sono state diagnosticate patologie di natura gastrointestinale dovute anche allo scarso accesso a fonti d’acqua potabile e alle condizioni igieniche precarie.

In occasione dell’incendio del 7 agosto, in cui ha perso la vita una giovane donna, il team di MSF ha prestato assistenza medica alle persone coinvolte e distribuito circa 400 kit composti da vestiti, coperte e prodotti per l’igiene personale a coloro che avevano perso tutto nel rogo.

Il numero di alloggi predisposti in centri di accoglienza e dormitori non è sufficiente. Centinaia di uomini e donne non hanno alcuna idea di dove trascorreranno la notte” dichiara Francesco Di Donna, coordinatore medico dei progetti di MSF in Italia. “Pur riconoscendo l’insalubrità del sito sgomberato, in cui – questo mese – ha perso la vita una giovane donna in un drammatico incendio, gli sgomberi senza soluzioni abitative alternative non possono essere considerati misure sostenibili perché aggravano le vulnerabilità di queste persone ed i rischi per la loro salute; sebbene la presenza di migranti impiegati nel settore agricolo nell’area del Metapontino sia un fenomeno di lunga data – conclude il dr. Di Donna – si continua a trattarlo in modo emergenziale con vane promesse e sgomberi senza alternative. Sono invece necessarie soluzioni strutturate che tengano conto dei bisogni e diritti fondamentali delle persone”.

Alberto Porcu Zanda

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