Napoleone 2.0? Putin sfida Macron con la storia

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Vladimir Putin ha recentemente tirato fuori dal cilindro della storia un paragone velenoso: Emmanuel Macron come Napoleone Bonaparte. L’affondo, pronunciato il 5 marzo 2025 in risposta a un discorso bellicoso del presidente francese, sembra voler dipingere Macron come un leader spaccone e guerrafondaio, un novello imperatore pronto a marciare verso il disastro, proprio come il suo predecessore corso nel 1812. Ma cosa c’è dietro questa frecciata? Un semplice colpo retorico o un monito con radici profonde?

Il contesto è incandescente. Macron, con la sua solita aria di grandeur, ha appena sventolato la bandiera di una Francia pronta a guidare l’Europa contro la “minaccia russa”. Nel suo discorso del 5 marzo, ha rilanciato l’idea di un ombrello nucleare europeo e ha lasciato intendere che truppe di pace francesi potrebbero presto calcare il suolo ucraino – un’uscita che sa di provocazione diretta al Cremlino. Putin, con il sarcasmo di chi sa di giocare in casa, ha replicato: “Ci sono ancora persone che vogliono tornare ai tempi di Napoleone, dimenticando come è finita”. Il messaggio è chiaro: Macron, come il Bonaparte di due secoli fa, sarebbe un pavone ambizioso, convinto di poter piegare la Russia con la sua retorica belligerante, ma destinato a inciampare nella stessa trappola.

E non è difficile vedere perché Putin abbia scelto questo paragone. Macron, con il suo atteggiamento da primo della classe e le sue continue sortite muscolari – dalla minaccia di interventi militari al braccio di ferro con Mosca sull’Ucraina – sembra incarnare una versione moderna dell’arroganza napoleonica. Come Napoleone, che si illuse di conquistare la Russia con un esercito imponente, Macron pare credere che bastino discorsi altisonanti e qualche mossa provocatoria per intimorire il Cremlino. Ma la storia, come Putin ama ricordare, racconta un altro finale: la Grande Armata ridotta a un’ombra, sconfitta dal freddo e dalla tenacia russa. Oggi, il presidente francese si atteggia a condottiero europeo, ma il suo piglio guerrafondaio rischia di trasformarlo in una caricatura, più che in un eroe.

Dall’altro lato, il Cremlino non si limita a ironizzare. Sergei Lavrov ha rincarato la dose, paragonando Macron non solo a Napoleone ma anche a Hitler, definendo le sue minacce “stupide” e “confrontazionali”. È propaganda, certo, ma funziona: dipinge Macron come un leader impulsivo, un fanfarone che agita il nucleare e sogna campagne militari senza considerare le conseguenze. Peskov, portavoce di Putin, ha bollato il suo ultimo discorso come “estremamente conflittuale”, mentre alcuni senatori russi lo hanno addirittura chiamato “maniaco”. Il ritratto che emerge è quello di un Macron fuori controllo, un Napoleone dei tempi moderni che marcia verso l’abisso, trascinandosi dietro un’Europa riluttante.

Eppure, c’è da chiedersi se questo Macron guerrafondaio sia davvero all’altezza del paragone. Napoleone, con tutti i suoi difetti, era un genio militare; Macron, al contrario, sembra più un maestro di proclami che di strategia. La sua ambizione di rifondare l’Europa sotto la guida francese è innegabile, ma il suo approccio – fatto di spacconate e minacce velate – appare più goffo che calcolato. Putin, con il suo richiamo alla storia, sembra suggerire che il destino di questo “Napoleone in giacca e cravatta” sia già scritto: una ritirata ingloriosa, schiacciato dalla realtà di un mondo che non si piega ai suoi capricci.

In questo scontro di ego e narrazioni, il parallelo tra Macron e Napoleone diventa un’arma a doppio taglio. Per Putin, è un modo per ridicolizzare un avversario che si crede invincibile; per Macron, potrebbe essere un invito a riflettere prima di spingersi troppo oltre. La storia, dopotutto, non perdona gli spacconi – e la Russia lo sa bene.

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