Nel capoluogo gallurese il sindaco Settimo Nizzi ha bandito dagli edifici pubblici ogni evento religioso, “di qualsiasi confessione”. Con una delibera di giunta l’amministrazione comunale ha infatti stabilito che il Museo archeologico, l’Olbia Expò e l’anfiteatro “Mario Ceroli” di Porto Rotondo siano chiusi a ogni tipo di celebrazione religiosa. Ma non solo: sono state vietate anche ogni “attività, iniziativa e manifestazione” anche vagamente attinente a qualsiasi Fede.
Ritenuto per la particolare delicatezza dell’attuale situazione geopolitica – si legge nel provvedimento del sindaco – con fenomeni legati al terrorismo internazionale e per il carattere aconfessionale dell’amministrazione pubblica, di dover escludere eventi e/o iniziative che abbiano ad oggetto attività religiose, argomenti di natura religiosa e/o che abbiano finalità di propaganda ed indottrinamento religioso, nonché che possano attenere all’interpretazione di testi sacri”.
Secondo la Nuova Sardegna però, dietro la decisione della giunta olbiese non ci sarebbe solo il timore di attentati ma anche una “pretesa aconfessionale” dell’amministrazione pubblica.
E anche la Chiesa è rammaricata: il vescovo di Tempio-Ampurias, monsignor Sebastiano Sanguinetti, si domanda se non ci troviamo di fronte a una “decisione affrettata”, presa “sull’onda emotiva” del terrorismo.
Non ci lamentiamo poi se le nostre donne dovranno andare in giro col burqa e gli uomini con la barba e vestiti col lenzuolo.