Operazione “Money Gate”. Arrestato il presidente del Catanzaro Calcio, sequestrati 4.000.000.00 di euro

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Reggio Calabria. Quattro le persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Palmi e condotta dai  militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria. Oltre al presidente del Catanzaro calcio Giuseppe Cosentino, la misura cautelare riguarda anche la figlia Ambra, la dipendente della “Gicos Import-Export srl” Carmela Alì Santoro e il promotore finanziario milanese Stefano Noschese.   Sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo della libertà personale dell’obbligo di dimora altre quattro dipendenti della Gicos, Mariella Viglianisi di Campo Calabro, Marco Pecora di Polistena, Caterina Zito di Cinquefrondi e Simona Tedesco di San Giorgio Morgeto, accusati di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro in danno dell’azienda amministrata da Giuseppe Cosentino

L’operazione è scattata in seguito ad una verifica fiscale effettuata nel 2011 dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria dalla quale erano emerse numerose irregolarità in relazione alla presenza di anomale transazioni finanziarie verso l’estero nonché ad un ingente utilizzo di denaro contante. Le conseguenti attività investigative portate avanti attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, acquisizione di documentazione bancaria e fiscale, escussione di persone informate sui fatti, attività di perquisizione e sequestro nonché mediante rogatorie internazionali, avrebbero confermato l’esistenza di un’associazione per delinquere. Nell’inchiesta appare anche il nome della moglie di Cosentino, Francesca Muscatelli e di due cittadini elvetici, amministratori di società fiduciarie svizzere e di alcuni rappresentati legali di imprese commerciali che avrebbero emesso fatture false.
L’imbroglio escogitato da Cosentino consisteva nel versare e depositare denaro contante su conti correnti svizzeri derivanti da vendite in nero e da utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Fatture che sarebbero state emesse da società con sede negli Stati Uniti che avrebbero  ricevuto i pagamenti dovuti ma pochi giorni dopo l’avvenuto accredito delle somme, le stesse venivano restituite, trattenendo una percentuale intorno al 5%, con bonifico su una serie di conti correnti in Svizzera intestati a società con sede in paradisi fiscali (Isole Vergini Britanniche, Panama, ecc.) di fatto riconducibili a Cosentino. Successivamente all’accredito le somme sarebbero state trasferite su ulteriori conti correnti svizzeri intestati a società estere riferibili sempre a Cosentino e trasferiti su conti correnti cifrati. Gli inquirenti avrebbero poi accertato che la Gicos ometteva di fatturare una quota parte dei propri ricavi facendo confluire i relativi pagamenti sui conti correnti intestati ai propri dipendenti. Questi ultimi, successivamente, emettevano assegni a favore di ulteriori dipendenti, che, infine, li incassavano in contanti.  A seguito dell’attività investigativa sarebbe emerso che in Svizzera tra il 2006 ed il 2011 sono stati versati in contanti 4 milioni di euro.

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