Oristano – Un‘ annata nella media per le produzioni del riso

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Questo è un periodo di consuntivi, per la risicoltura oristanese. Tempo permettendo, le ultime e abbondanti piogge, hanno rallentato i lavori, ma la trebbiatura del riso è in pieno svolgimento.

La Sardegna, in Italia è tra le prime 5 Regioni produttrici, con Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Un primato che nell’Unione Europea l’ Italia detiene con oltre il 50% di produzione.         

L’ Isola si attesta sui 3500 ettari di superficie a risaie, con 3000 ettari  coltivati in provincia di Oristano e il resto nel cagliaritano.

Una voce rilevante per l’ economia locale, tanto da far diventare il riso un prodotto identitario del territorio. Numerose le varietà coltivate, in virtù di un microclima favorevole e di terreni fertili, vocati e con buona disponibilità di acqua.

Dal Carnaroli all’Arborio, varietà eccellenti per la gastronomia, ai risi lunghi per seme, ai tondi da minestra, agli aromatici.

Negli anni, si è passati dal produrre solo riso da seme, fino a una percentuale del 50% di riso da “pila “, trasformato per il consumo umano.

“Il riso oristanese è noto per l’ eccellente qualità  – afferma Francesco Pes, risicoltore di Simaxis e presidente della Cooperativa Risicoltori Sardi che aggrega produttori di Oristano, Simaxis e Santa Giusta – sia per il seme che per la gastronomia. Il nostro riso si distingue, su alcune varietà, per le rese produttive e, soprattutto, per le  eccellenti caratteristiche durante la  lavorazione. La nota negativa – conclude il Presidente della COOP Oristanese – è rappresentata dalla insularità. Siamo doppiamente penalizzati – sostiene Pes – riguardo alla logistica e ai trasporti, ci costa di più produrre e il costo delle nostre merci, è appesantito dai trasporti, altrimenti la nostra competitività sarebbe stata assai maggiore”.

La redditività del settore viene preservata dalla quantità e, soprattutto, qualità delle produzioni.

“Quantità che variano in relazione alle varietà – afferma Gianni Ferrari, risicoltore di Cabras – Oristano.  Si va da produzioni di 55 ql ettaro, come per il riso venere, a medie di 62 ql. a ettaro per altre varietà, fino ad arrivare  a 90 -100 ql. con altre varietà. 

Nelle tavole degli italiani – precisa ancora Francesco Pes – il consumo di riso è in costante aumento, circa 6 kg pro capite. La Sardegna è assai indietro con un lieve incremento, si è passati da un consumo di 2,6 kg pro capite a 2,7 kg. E’ auspicabile un incremento del consumo del prodotto locale – ribadisce  Pes – per una duplice valenza: valorizza la qualità del nostro riso e attribuisce ulteriore attenzione alla salvaguardia del territorio, custodito dalle attività umane in stretta relazione con produzioni sostenibili.

Alcune varietà di riso in questi anni hanno aumentato il prezzo di vendita, ma molte produzioni, hanno risentito del riso low coast, importati dai paesi asiatici”. 

“Il prezzo medio al produttore oggi si attesta tra i 30  e i 45 euro a ettaro, sulla base delle diverse contrattazioni e mercati di riferimento – sostiene Gianni Ferrari – Le nostre qualità iniziano però a fare la differenza. Gli investimenti per la loro valorizzazione ottengono risultati. Sono numerose le aziende che confezionano ed esportano in vari Paesi europei ed extraeuropei. Dati e consensi sempre in aumento. 

Una risicoltura quella oristanese che guarda anche al futuro. Su iniziativa di Coldiretti Oristano abbiamo avviato dei progetti innovativi sull’ agricoltura di precisione – conclude Gianni Ferrari – per diminuire la quantità di acqua utilizzata e razionalizzare gli interventi complessivi nelle risaie, con rilevanti risparmi ed un deciso incremento della qualità”.

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