Paolo Savona, il sardo di ferro che non piace a Bruxelles

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I nomi che girano per la formazione del governo Lega 5 Stelle preoccupano non solo Mattarella ma anche i padroni tedeschi e francesi di Bruxelles.

Spaventa il nome di Paolo Savona che, stando ai desiderata di Matteo Salvini, dovrebbe andare al ministero dell’Economia. Una scelta che darebbe al nuovo esecutivo una marcata impronta anti europea. La filosofia dell’economista è racchiusa in un libro che sarà nelle librerie nei prossimi giorni. “L’euro è una gabbia tedesca, adesso serve un piano B”, si legge in uno degli stralci pubblicati oggi dalla Stampa a sostegno dei dubbi avanzati da Mattarella.

Gli anni Novanta, quando Ciampi era a Palazzo Chigi, sono lontani. Era un tempo in cui anche Savona aveva dato credito all’Unione europea. Adesso è tutto cambiato. La sua posizione si è fatta sempre più critica e l’avversione per i tedeschi è diventata via via sempre pià radicata. “La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente – si legge in uno stralcio della sua autobiografia – per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?”.

A preoccupare il Colle non sono le competenze di Savona ma, come fa notare anche l’Huffington Post, le sue posizioni sulla moneta unica“una creatura biogiuridica costruita male”. A suo dire l’euro avrebbe creato fragilità strutturali che sarebbero state aggravate, durante gli anni Novanta, dalla scelta di entrare nella “gabbia europea” dove “le élite illudono i popoli”. Pur sapendo che l’Italia non era ancora pronta, l’allora premier Ciampi avrebbe preferito andare fino in fondo per non rimanere fuori dal tavolo europeo. “Invece la situazione è peggiorata – si legge ancora – e l’Italia, è scivolata in una nuova condizione coloniale, la stessa sperimentata dalla Grecia”“L’euro – continua – ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani, anche se le autorità lo negano”.

Nell’autobiografia Savona arriva anche a teorizzare l’Italexit, la fuoriuscita dell’Italia dalla moneta unica. “Il divieto costituzionale di referendum sull’Unione europea e sull’euro – fa notare – è la più chiara violazione dei principi democratici”. “Dietro il paravento della liberaldemocrazia, c’è una concezione sovietica. La conseguenza è un fascismo senza dittatura e, in economia, un nazismo senza militarismo”, continua Savona secondo cui “battere i pugni sul tavolo non serve a niente”“Bisogna preparare un piano B per uscire dall’euro se fossimo costretti, volenti o nolenti, a farlo”. Una posizione che a Mattarella, appunto, non piace. Da qui l’idea di mettere un veto sul suo nome. Anche se Salvini è già stato sin troppo chiaro: “Non temiamo i veti del Quirinale”.

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