
L’8 maggio 2025 segna un evento storico per la Chiesa cattolica: il cardinale Robert Francis Prevost, 69 anni, è stato eletto Papa con il nome di Leone XIV, diventando il primo pontefice statunitense. Nato a Chicago il 14 settembre 1955, agostiniano e missionario di lungo corso, Prevost è stato scelto nel Conclave iniziato il 7 maggio come figura di sintesi, capace di proseguire la visione riformatrice di Papa Francesco mentre unisce sensibilità diverse grazie al suo profilo internazionale.
Un ponte tra Nord e Sud
Conosciuto come “padre Bob”, Papa Leone XIV incarna un legame unico tra Nord e Sud America. La sua lunga esperienza missionaria in Perù, dove ha guidato la diocesi di Chiclayo dal 2014 al 2023, lo ha reso una voce autorevole del “Global South”. In Perù, si è distinto per il suo impegno con i poveri e i migranti, in linea con l’agenda di Francesco. La sua doppia cittadinanza, statunitense e peruviana, attenua le resistenze verso un Papa “yankee”, spesso visto con scetticismo per il peso geopolitico degli Stati Uniti.
Ordinato sacerdote nel 1982, Prevost ha alternato ruoli nell’Ordine di Sant’Agostino – di cui è stato priore generale dal 2001 al 2013 – a missioni in Perù, dove ha diretto seminari e svolto incarichi pastorali. Nel 2023, Papa Francesco lo ha chiamato a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, affidandogli la nomina di centinaia di vescovi progressisti. Creato cardinale nello stesso anno, Prevost si è imposto come un naturale successore di Bergoglio.
Una visione di continuità
Papa Leone XIV si presenta come un bergogliano convinto, ma con un approccio moderato. Sostiene le riforme pastorali di Francesco, come l’apertura alla Comunione per i divorziati risposati, e appoggia con cautela Fiducia Supplicans, che consente benedizioni per coppie omosessuali. Sul tema dell’ordinazione femminile, mantiene una linea tradizionale, come dichiarato al Sinodo: “La clericalizzazione della donna non risolve il problema, potrebbe crearne uno nuovo”. La sua gestione del Cammino sinodale tedesco nel 2023, insieme a Pietro Parolin, ha dimostrato equilibrio, riportando il dibattito nell’ortodossia senza provocare fratture.
La sua attenzione all’ecologia, ai poveri e ai migranti riflette la sua visione di una Chiesa umile e vicina alla gente. Celebre la sua frase: “Un vescovo non dovrebbe comportarsi come un piccolo principe nel suo regno”. Parlando correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese, Papa Leone XIV è ben equipaggiato per dialogare con una Chiesa globale e frammentata.
Le sfide delle controversie
Nonostante il consenso, Papa Leone XIV affronta critiche. I conservatori lo accusano di aver gestito in modo opaco casi di abusi sessuali a Chicago negli anni ’80 e ’90 e a Chiclayo durante il suo episcopato. Un dossier di Infovaticana cita denunce di tre donne che lo accusano di aver protetto due preti pedofili tra il 2006 e il 2010. Lo SNAP ha rilanciato accuse nel marzo 2025, criticandolo per presunte omissioni in indagini canoniche. Prevost ha sempre respinto le accuse, e la diocesi di Chiclayo ha chiarito che i processi furono interrotti per prescrizione civile. Queste ombre potrebbero alimentare tensioni con l’ala conservatrice, che lo considera troppo progressista.
Un papato di sintesi
L’elezione di Papa Leone XIV rappresenta una continuità con Francesco, ma con un tono più moderato. Il nome “Leone”, che richiama figure storiche come Leone XIII, suggerisce un papato di dialogo e apertura, pur radicato nella tradizione. Sostenuto dai cardinali latinoamericani, come Óscar Rodríguez Maradiaga, e da quelli di Asia, Africa e Oceania, ha superato favoriti come Parolin e Tagle. La sua elezione potrebbe anche distendere i rapporti con l’amministrazione Trump, che accoglie con favore un Papa americano, pur preferendo profili più conservatori.
Prospettive per il futuro
Papa Leone XIV si trova di fronte a una Chiesa polarizzata e a sfide globali, dalla secolarizzazione all’ascesa dell’intolleranza religiosa. Il suo passato missionario, la sua passione per il dialogo e la sua riservatezza – un tempo accompagnata dall’amore per il tennis, ormai abbandonato – lo rendono un leader capace di ascoltare. Con il suo primo discorso dalla loggia di San Pietro, si è rivolto al mondo con un invito all’unità: “Camminiamo insieme, come fratelli, verso un futuro di speranza”. La sua scelta di un nome illustre e il suo stile sobrio suggeriscono un papato vicino alla gente, in continuità con il sogno di una “Chiesa povera per i poveri”.

Giornalista. Direttore responsabile