“Perfetti Sconosciuti”, buona la prima. Paolo Genovese si conferma anche al Massimo

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Una cena tipica fra amici di lunga data. I figli, il lavoro, la famiglia fra battute e ricordi di gioventù. Eva e Rocco, Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta attendono Peppe e fremono di conoscere la sua nuova compagna Lucilla.

“Perfetti conosciuti”, uscito al cinema nel 2016 sotto la regia di Paolo Genovese, non sembra soffrire il passaggio sul palco. Il grosso merito di questo adattamento teatrale, lo si deve alla scommessa dello stesso regista e al suo cast composto da Dino Abbrescia (Lele), Alice Bertini (Bianca), Paolo Briguglia (Cosimo), Paolo Calabresi (Rocco), Massimo De Lorenzo (Peppe), Lorenza Indovina (Carlotta), Valeria Solarino (Eva).

I sette sul palco dimostrano tanta concordia e tanta affinità che quel salone, quella cucina, quel bagno e quel balcone costituenti la coreografia non sembrano tanto diversi da quelli di una situazione ordinaria. Non c’è una figura che spicca su tutti, si naviga sostanzialmente sulle stesse acque. Queste sono apparentemente calme perchè basta un gioco a carte scoperte, come quello di lasciare i cellulari personali a disposizione di tutti, per far crollare le fondamenta di una consolidata amicizia o di un finto matrimonio felice.

A proporlo in una notte da eclissi lunare è Eva, padrona di casa e moglie in crisi di Rocco. Solo Peppe, intenzionato a voler raccontare qualcosa di se, si oppone senza esito. Tutti sono convinti di non avere nulla da nascondere ai loro patner e ai loro amici ma quando i telefonini cominciano a emettere i loro suoni telefonatr, tutto viene inesorabilmente a galla.

Da amici di lunga data a “Perfetti Sconosciuti”, il passo è quello di una notifica o di una chiamata. Lele e Carlotta si tradiscono, Cosimo tradisce Bianca per Eva e per una collega del radiotaxi da cui sembra attendere un figlio. Dai suoi amici, Peppe non riceve più inviti per il calcetto, Peppe non ha mai rivelato di essere gay a loro.

Amore, lealtà, pregiudizi, tutto viene messo in discussione. Le donne sono solidali fra loro, gli uomini un pochino meno. Sono conflitti apparentemente insanabili ma la bellezza di questo spettacolo è che gli attori, con le loro intonazioni, le loro inflessioni dialettali (vedi Calabrese e Abbrescia), riescono a far ridere e a far interessare gli spettatori alle diverse vicende.

Ma le cose cambiano quando la Luna torna ad essere visibile e tutto sembra non essere mai successo. Si torna alle bugie o alle mezze verità nei rapporti interpersonali. Cosi, con gli ospiti appena salutati e ringraziati per la loro presenza, Eva e Rocco sul divano di casa, si lasciano andare a delle riflessioni che lasciano tutti col dubbio. E’questo il finale o quanto visto prima ha aperto gli occhi su un gioco che nessuno vorrebbe mai fare?

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