Piano casa. Architetti sardi a Solinas: «si modifichino almeno cinque punti cruciali della riforma»

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I tempi sono strettissimi, il Piano Casa elaborato dalla Giunta Solinas, arriverà mercoledì 23 dicembre in Aula per la presentazione degli emendamenti. Il giorno dopo in Commissione saranno discussi con l’obiettivo di riportare in Consiglio il ddl 108 e di approvarlo entro il 2020. Da quando è stato presentato in Commissione Urbanistica gli architetti, i paesaggisti e i pianificatori sardi si sono messi al lavoro e dallo studio del testo sono emerse molte criticità. La Federazione Architetti Sardegna, tralasciando la discussione specifica sui 300 metri dalla costa già affronta con competenza da altri, e inserita nella promessa di verifica da parte del Presidente Solinas, provano a farsi ascoltare proponendo la modifica del provvedimento almeno in cinque delle sue parti. 

1) AMPLIAMENTI VOLUMETRICI

«Le critiche che abbiamo mosso nei giorni scorsi al Piano Casa vogliono essere ancora una volta uno stimolo affinché si legiferi tenendo bene a mente che il valore più importante di tutti è la qualità e che il rilancio, anche in termini edilizi della Sardegna, non può prescinderne – spiega la presidente dell’Ordine degli Architetti della Città metropolitana di Cagliari e Sud Sardegna, Teresa De Montis -. Non abbiamo riserve ideologiche, siamo progettisti e intendiamo promuovere anche l’esigenza di nuove architetture fortemente contemporanee. Pretendiamo però che, se si prevedono dei bonus volumetrici extra pianificazione, questi siano legati effettivamente ed efficacemente all’edificato esistente. Per farlo occorre inserire criteri qualitativi e quantitativi volti a consentire gli ampliamenti volumetrici unicamente in forma integrata, coordinata e subordinata al recupero del patrimonio edilizio e/o alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del contesto. I costi di costruzione previsti per gli ampliamenti dovrebbero, per esempio, essere vincolati a investimenti proporzionali al costruito originario scadente e alla riqualificazione territoriale. L’attuale testo del ddl, pur facendo esplicito riferimento al riuso, alla riqualificazione ed al recupero del patrimonio edilizio esistente” non definisce misure coerenti con tale obiettivo».

2) COMPRAVENDITA DI VOLUMI

Si chiede l’eliminazione totale della parte in cui il provvedimento offre la possibilità di cessione dei volumi liberamente, senza che tali meccanismi siano inquadrati in strumenti di pianificazione capaci di coordinare e indirizzare gli interventi di “atterraggio” dei crediti edificatori senza che tale meccanismo produca effetti negativi nel contesto. In sostanza, chiarisce la De Montis «Se venisse approvata questa parte della norma nascerebbe il caos anche burocratico della modalità di registrazione delle cessioni e soprattutto non sarebbe possibile verificare a monte le conseguenze della trasformazione proposta sul territorio. Per chi come noi è abituato alla pianificazione, è inaccettabile che si vada avanti senza una strategia verificabile».

3) EDIFICABILITÀ NELLE AREE AGRICOLE

Per gli architetti è assolutamente necessario un ripensamento per le norme sull’agro. Precisa Maria Laura Del Rio, presidente dell’Ordine di Nuoro: «Modificare così drasticamente la normativa vigente determinerebbe l’impoverimento di una risorsa strategica per il territorio regionale; i processi indotti da tale modifica favorirebbero un’edificazione diffusa e incontrollata, non strettamente connessa con la funzione agricola prioritaria (in particolare nei comuni costieri), una riduzione della potenzialità agronomica del territorio rurale, la perdita di una risorsa non riproducibile come il suolo. Inoltre, la residenza in agro determinerà costi significativi per la collettività nella realizzazione di opere di urbanizzazione e un incremento dei costi di gestione per i Comuni, come smaltimento rifiuti, scuolabus e tutti i servizi necessari».


4) EDIFICABILITÀ DI STRUTTURE RICETTIVE VICINE A FATTORI DI ATTRAZIONE

Secondo i paesaggisti questa opportunità dovrebbe essere eliminata del tutto: «Questa possibilità può incrementare il consumo del suolo senza risolvere il problema dello spopolamento. Per i centri minori delle aree interne, sarebbe opportuno favorire strategie di rivitalizzazione attraverso interventi di recupero e riuso del patrimonio edilizio dismesso o sottoutilizzato. Una misura più efficace potrebbe essere quella di favorire una ricettività diffusa attraverso il riuso del patrimonio edilizio accompagnata dalla realizzazione di servizi per la ricettività anche attraverso la nuova edificazione» afferma Tiziana Campus, presidente dell’Ordine di Sassari e della Federazione Architetti Sardegna.


5) PIANO CASA E STRUMENTI URBANISTICI COMUNALI

Su questo punto, gli architetti sono inflessibili: «Chiediamo che sia eliminata la Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano Paesaggistico Regionale. Dopo 14 anni dall’approvazione del PPR e una volta avviati dai Comuni i processi corretti di pianificazione, sarebbe dannosissimo favorire nuove norme transitorie – precisa Paolo Falqui, referente della Federazione Sarda Architetti . Occorre invece promuovere l’elaborazione dei piani e velocizzare i loro iter nello spirito di collaborazione tra enti. Questa misura, insieme a molte altre del DDL, procrastina ulteriormente l’adeguamento della pianificazione comunale, cancellando la possibilità di dare voce alla vocazione dei territori e promuovere uno sviluppo duraturo nel tempo e attento alla salvaguardia paesaggistico ambientale».

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