Prima Biennale d’arte contemporanea dedicata a Maria Lai: domani, 1 marzo 2025, la presentazione del documentario Progetto e Destino e Tavola rotonda: A chi parla l’arte?

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La Prima Biennale d’Arte Contemporanea dedicata a Maria Lai si chiude simbolicamente durante i giorni dei carnevali, un periodo di trasformazione e purificazione che prepara alle fertili primavere future. Questo primo capitolo di lavori si conclude idealmente con due momenti salienti:

Il documentario è uno dei lavori curati dal Centro Servizi Culturali di Carbonia – Fabbrica del Cinema della Società Umanitaria nell’ottica della raccolta di documenti utili per la costruzione di una memoria non solo documentale della cultura della Sardegna.

Abbiamo lavorato un intero anno scegliendo date, titoli e temi che continuassero a intrecciare i fili d’arte e di proiezione verso il futuro ai quali Maria Lai ha dedicato tanto impegno artistico e personale – spiega Gianni Murtas, direttore artistico della Biennale.Anche in quest’ottica carnascialesca di rottura di ruoli e schemi, di segni che cambiano e scrivono il nuovo, abbiamo pensato di terminare i lavori della Prima Biennale ponendo le basi di riflessione su cui forse fondare la Seconda Biennale del 2026. Ogni scelta del comitato scientifico e dell’amministrazione è stata incentrata sul rispetto della grande tela che Maria Lai ha lasciato solo in parte composta. Lei desiderava che il suo paese natale e i suoi compaesani fossero liberi creatori e conoscitori di espressioni artistiche. A loro ha lasciato un paese ed un paesaggio impreziosito di messaggi e di incoraggiamenti verso un futuro su cui lavorare il proprio destino futuro. Vivere nel bello, vivere l’arte, appagarsi di una continua ricerca di un nuovo rispettoso delle antiche storie e leggende, dei grandi misteri della natura, delle paure che prendono forma nell’immaginazione”

Maria Lai desiderò a lungo un museo nel cuore del suo paese – aggiunge il sindaco Giovanni Soru- ed oggi esiste negli spazi di Casa Cannas, il CAMUC, dove le donne hanno lavorato e creato ricchezza anche nell’innovazione. In questo cuore del paese, che si aggiunge agli storici spazi museali della Stazione dell’Arte, si alimentano i frutti dell’eredità artistica e di pensiero che Maria Lai ha lasciato agli ulassesi e al mondo.

“A noi raccogliere un’eredità importante -continua il primo cittadino- nel rispetto di un’opera, come la maestra auspicava, che non si chiudesse nella cristallizzazione del suo pensiero ma si aprisse alle declinazioni di letture a lei future. Questo è il senso che abbiamo voluto dare al nostro lavoro nel rispetto del pensiero che di lei abbiamo conosciuto: raccogliere il suo lavoro e continuare ad indagare sulle coniugazioni presenti di quelle riflessioni. Con quest’ottica i lavori di quest’ultima giornata dedicata alla prima Biennale.”

Verrà presentato il documentario “Progetto e Destino – I Biennale d’Arte Contemporanea Maria Lai” realizzato dal Centro Servizi Culturali di Carbonia – Fabbrica del Cinema della Società Umanitaria, un’istituzione dedicata alla valorizzazione e tutela del patrimonio audiovisivo e culturale sardo. La regia e il montaggio sono stati curati da Roberta Crepaldi, affiancata da Riccardo Podda per le riprese e la color correction, mentre l’audio in presa diretta è stato seguito da Alessandro Pusceddu. Le musiche originali, composte ed eseguite dal musicista Livio Cherchi, arricchiscono il progetto con melodie create appositamente per il filmato.

La produzione, durata circa sette mesi, ha seguito tutti i lavori della Biennale, dall’allestimento sino alla premiazione del vincitore. L’obiettivo del lavoro era documentare i lavori ma anche raccogliere le testimonianze degli artisti in concorso. Il lavoro svolto dunque, si compone di due sessioni documentarie, la prima, sarà presentata sabato 2 marzo, l’altra, di testimonianza, costituirà un fondo documentale sempre disponibile.

Pensato per essere “agile” e accessibile, il documentario ha una durata di 20 minuti e raccoglie una selezione dei momenti più rappresentativi tra cui le giornate di inaugurazione e premiazione. Le testimonianze degli artisti e dei partecipanti della Biennale, grazie alle cui testimonianze sarà possibile avere uno sguardo sulla complessità del progetto. Questo materiale documentale è accuratamente archiviato per essere disponibile alla consultazione, sì da offrire, su richiesta, una ricca testimonianza della Prima Biennale d’Arte Contemporanea Maria Lai.

Al centro del dialogo introdotto da Floriana Piras, Vicepresidente della Fondazione, sarà posto uno dei temi su cui si è forse più interrogata Maria Lai: a chi parla l’arte? A cosa serve e chi la comprende? Parteciperanno al dialogo, il filosofo della scienza, Silvano Tagliagambe, le giornaliste Alessandra Menesini e Ambra Pintore, l’artista Marco Useli, e il direttore artistico della Biennale, Gianni Murtas.

Maria Lai, con il suo genio visionario, ha intrecciato la trama dell’arte con i fili della comunità, del paesaggio e delle storie antiche, creando opere che parlano direttamente al cuore umano e collettivo. Il suo lavoro, radicato nelle tradizioni della sua terra, ha sempre superato i confini dell’estetica, interrogandosi su chi, come e perché l’arte riesca a comunicare. Maria credeva che l’arte fosse un linguaggio universale, capace di risvegliare la coscienza e il senso di appartenenza, ma che al contempo trovasse significati nuovi in ciascun osservatore.

Con questo spirito, la tavola rotonda dal titolo “A chi parla l’arte?” si propone di esplorare i percorsi molteplici e talvolta misteriosi attraverso cui l’arte si relaziona ai suoi interlocutori. A chi è destinato il messaggio di un’opera? Alle comunità, agli esperti, agli individui? Quali responsabilità ha l’artista nel plasmare e nel lasciare spazio a interpretazioni libere? Seguendo l’eredità di Maria Lai, questa riflessione vuole indagare i confini del dialogo artistico, dal locale all’universale, dal tangibile all’immaginario, per scoprire se davvero l’arte riesca a parlare a tutti e come riesca a farlo. Sarà un momento di incontro, non per fornire risposte definitive, ma per aprire nuove prospettive che continuino a tessere quel dialogo senza fine che Maria Lai ha instancabilmente coltivato.

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