Ritornare a casa, Arru: procedure più snelle e meno ricorso ai ricoveri ospedalieri

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Oltre 49 milioni e mezzo per finanziare 3389 progetti di assistenza nella propria casa per altrettanti pazienti, procedure semplificate per consentire un accesso più rapido ai beneficiari e ai loro familiari. Sono cifre e modifiche al Programma Ritornare a casa, illustrate ieri alla stampa dall’assessore della Sanità e Politiche sociali, Luigi Arru.
I destinatari del Rac sono persone con grave perdita di autonomia che hanno bisogno di assistenza per tutte le attività quotidiane e di interventi medici e infermieristici impegnativi e frequenti, comunque effettuabili a domicilio; che sono state dimesse da strutture residenziali a carattere sociale e/o sanitario dopo un periodo di ricovero non inferiore a 12 mesi; persone affette da gravi patologie degenerative non reversibili in ventilazione meccanica assistita a permanenza 24 h o coma; persone che, a seguito di una malattia neoplastica, si trovano nella fase terminale; persone in grave stato di demenza; persone affette da patologie con andamento cronico degenerativo con pluripatologia e con almeno altre due patologie, non concorrenti, oltre la principale
ARRU. “Ritornare a casa è un fiore all’occhiello per la Sardegna – ha detto l’esponente della Giunta -, tra le Regioni che spendono di più per l’assistenza delle persone non autosufficienti. Con questo programma abbiamo deistituzionalizzato i pazienti, consentendo loro di essere assistiti nella propria casa e di vivere nel proprio contesto familiare. Con le modifiche che abbiamo apportato con l’ultima delibera, sempre meno persone con gravi disabilità saranno costrette a ricorrere a lunghi ricoveri in ospedale”. Arru ha voluto ricordare Salvatore Usala e le sue battaglie, con le quali ha contribuito a modificare le procedure per l’accesso ai finanziamenti.
I contributi partono dai 20 mila euro del primo livello di gravità e arrivano ai 65 mila del terzo (disabili gravissimi). Le risorse sono regionali (30 milioni) e nazionali (10 milioni), cui vanno aggiunti 9 milioni già nelle casse dei Comuni, perché non utilizzate negli anni scorsi (economie).
Dai cinque passaggi previsti fino allo scorso anno, si è passati a tre e l’attivazione del progetto avverrà da parte del Comune di residenza (e senza il passaggio in Commissione tecnica regionale). Novità anche per la durata, con il riallineamento temporale dei progetti: i rinnovi sono partiti dal 1 gennaio 2017 e scadranno il 31 dicembre 2017, i nuovi progetti partiranno dalla data di attivazione e scadranno ugualmente il 31 dicembre 2017. Infine, è stato previsto un nuovo ruolo per la Commissione tecnica regionale, che dovrà supportare la programmazione da parte dei Comuni e non più approvare i progetti.

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