Samatzai, prosegue il presidio degli autotrasportatori: “Impossibile lavorare con i costi attuali”

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Gasolio, addittivi, pneumatici, riparazioni, biglietti nave: il rincaro dei prezzi, per gli autotrasportatori sardi, è diventato insostenibile. Nel secondo giorno di protesta, i camion parcheggiati nel piazzale della cementeria di Samatzai sostano ordinatamente in fila e a pochi metri, i rispettivi proprietari chiacchierano e dialogano pacificamente.

Se non fosse che in gioco ci fosse il futuro dell’intero settore dei trasporti, con un barbecue accesso il presidio potrebbe sembrare una rimpatriata fra colleghi. Purtroppo non è così. Su un lenzuolo appeso su una motrice Volvo è scritta questa frase: “Gli eroi della pandemia, ora fermi dal gasolio”.

Il proprietario è Giulio Pibiri, una vita in cabina per trasportare mangime in tutta la Sardegna. La sua “lista della spesa” è eloquente: “Sono fermo qui perchè non riesco più ad andare avanti. Se qualche giorno fa un pieno di gasolio costava 650 euro, oggi costa 1300 euro. Se l’urea era a 62 centesimi, oggi la paghi 1 euro e 20 e nemmeno la trovi. L’altro giorno ho cambiato un pneumatico passato da 550 a 700 euro ”

A queste condizione, muovere i mezzi è obiettivamente difficile. Lo è ancora di più se si intende portare della merce oltre Sardegna. “Se vai in continente – continua Pibiri – raddoppia la cifra al casello. Il biglietto della nave si incrementa ogni volta di 50, 70 euro. Dovrei lavorare ma il viaggio non mi copre le spese. Non ho soldi per il gasolio e se oggi sono qui, è grazie ad un amico che mi ha dato 20 euro per il furgone. Siamo indebitati fino al collo”. Soluzione? “Ridurre i prezzi almeno del 30% o portare il gasolio a 1,40 a litro”.

Salvatore Succa, piccolo imprenditore di Nuraminis, con i suoi mezzi varca spesso il Tirreno: “Il prezzo dei traghetti aumenta quando vuole. E’ aumentato a fine anno, ai primi di marzo e si parla di un ulteriore rincaro per fine aprile. Il tutto con una continuità territoriale assai precaria. Per chi macina tanti chilometri, occorrono almeno 1000 euro rispetto ai 450 di prima. Io ho due carte di credito e le uso entrambe per riempire il serbatoio.”

A corredo di ciò, esborsi per ricambi, manutenzioni, assicurazioni. Ecco dunque che con merci che viaggiano sopratutto su gomma, è realmente impossibile evitare l’effetto domino sull’intera economia isolana. Ne sa qualcosa il rivenditore edile di Villacidro Gianluigi Pittau: “Cemento, mattoni, sabbia, tegole e altri materiali: tutto è aumentato dal 30 al 40%. A queste condizioni, lavorare è realmente difficile”.

Enrico Cocco, sindaco di Samatzai, esprime la propria solidarietà ai manifestanti: “La loro protesta mette in evidenza le difficoltà riscontrate in questo periodo. Ci sono poi gli ostacoli nei trasporti verso il continente con una continuità che esiste e non esiste.”

“Siamo di fronte ad una cementeria – prosegue il primo cittadino – ma il discorso vale per qualsiasi settore produttivo. Senza il trasporto dei propri prodotti, non si possono accantonare merci. Stesso discorso per le derrate alimentari, oggetto di un accaparramento che reputo eccessivo. Il settore trasporti, come dimostrato in altre nazioni, fermandosi può mettere in crisi un intero sistema. Ci auspichiamo che il Governo possa prendere quei provvedimenti che tendano a limitare l’aggravio dei costi sull’autotrasporto.”

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