Sanità, Ao Brotzu: sospeso lo stato di agitazione dei lavoratori

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E’ sospeso fino al 23 ottobre lo stato di agitazione dei lavoratori del Brotzu che rivendicano il rispetto degli accordi aziendali sottoscritti da dicembre 2019: è quanto deciso dai sindacati dopo l’incontro di oggi in Prefettura nel quale l’azienda sanitaria, oltre ad aver ribadito che il ritardo è imputabile alla Giunta regionale per la mancata nomina di uno dei revisori dei conti, si è impegnata a garantire il rispetto degli accordi anche dopo lo scorporo del Microcitemico previsto dalla riforma sanitaria approvata di recente.

La sospensione momentanea della protesta fino al 23 ottobre è legata al fatto che entro quella data dovranno essere nominati i nuovi Commissari e, almeno secondo quanto ipotizzato oggi in Prefettura dai responsabili del Brotzu, si sbloccherà anche la questione del revisore dei conti.

Lo stato di agitazione era stato proclamato il 22 settembre scorso a causa della mancata applicazione degli accordi che regolano gli incarichi, le progressioni di carriera, le indennità notturne e di reperibilità: tutte questioni cruciali per chi gli oltre 3000 lavoratori quotidianamente impegnati nella cura della salute pubblica.

“Reiteriamo l’appello all’amministrazione regionale – ha detto il segretario Fp Cgil Cagliari Nicola Cabras che ha partecipato al tavolo di oggi insieme ai segretari Fp Cisl, Fials e Nursind – e confidiamo che i nodi della vertenza vengano sciolti entro il 23 ottobre, altrimenti saremo costretti a inasprire la mobilitazione anche con uno sciopero”.

In quella data intanto, è già fissato un nuovo incontro in Prefettura, e nel frattempo, sia l’azienda che il capo di Gabinetto del Prefetto si sono impegnati a sollecitare la Giunta affinché disponga una nomina necessaria anche alla certificazione dei bilanci.

“Per adesso – ha concluso Nicola Cabras – siamo soddisfatti che la nostra protesta abbia portato a un impegno in prospettiva da parte del Brotzu, perché fra le nostre preoccupazioni c’era proprio l’ipotesi che gli accordi diventassero lettera morta a causa dell’imminente riforma sanitaria”.  

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