Sinnai ricorda Peppino Impastato a 44 anni dalla sua morte

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Giovanni Impastato torna in Sardegna per parlare delle mafie e delle antimafie e ricordare il fratello Peppino a 44 anni dalla sua morte per mano di Cosa Nostra.

Per venerdì 11 novembre Asce (Associazione sarda contro l’emarginazione), l’Associazione Madiba Sinnai e la Biblioteca Gramsciana di Ales hanno organizzato un doppio incontro: la mattina, al Teatro Civico, ci sarà il confronto coi ragazzi degli Istituti Comprensivi 1 e 2 di Sinnai, cui parteciperà anche una classe V dell’IPSIA Meucci di Cagliari. 

Al pomeriggio, dalle 17, nell’oratorio della Parrocchia di Santa Barbara, in Piazza Chiesa, ci sarà l’incontro aperto a tutti, coordinato da Giuseppe Manias della BGO di Ales e con letture di Roberto Deiana.

IL LIBRO

Giovanni Impastato, che con Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e col Centro Impastato porta avanti da 40 anni nella lotta alla criminalità organizzata, presenterà il suo ultimo libro, ‘Mio fratello-tutta una vita con Peppino’.

È un racconto che si dipana a partire da un comune della città metropolitana di Palermo, Cinisi, e da una famiglia di agricoltori legati alla mafia locale: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, e suo cognato, Cesare Manzella, ucciso in un attentato, era il capomafia del paese, uno dei boss che per primi individuarono nel traffico di droga il nuovo strumento di accumulazione di denaro e potere. È in questa famiglia che nasce Peppino, e cinque anni più tardi anche Giovanni, dopo che un altro fratello che portava lo stesso nome era morto ancora piccolissimo.  È da qui che si sviluppa la vicenda rivoluzionaria, drammatica, coraggiosa e libera del ragazzo destinato a diventare il più contagioso degli attivisti della lotta antimafia. Una storia che non si interrompe affatto con l’uccisione di Peppino, ma che continua per altri quarant’anni intrecciandosi a quella del nostro Paese, e disvelandone spesso complicità e opacità. Quella storia Giovanni l’ha vissuta tutta, camminando con Peppino ben oltre i cento passi che per convenzione distanziavano la loro casa da quella di Gaetano Badalamenti, ‘u ziu Tano. Invecchiando, lui sì, mentre Peppino, suo fratello maggiore, restava per sempre ragazzo. Ma quei passi ora sono diventati milioni.

PEPPINO

È la primavera del 1977 quando Peppino Impastato, insieme a un gruppo di amici, inaugura Radio Aut, una radio libera nel vero senso della parola. Da Cinisi, feudo del boss Tano Badalamenti, e dall’interno di una famiglia mafiosa, Peppino scuote la Sicilia denunciando i reati della mafia e l’omertà dei suoi compaesani. Una voce talmente potente che poco più di un anno dopo, la notte tra l’8 e il 9 maggio, viene fatta tacere per sempre. Ma pure questo è uno degli errori della mafia: pensare corto. Perché, anche se non era scontato, la voce di Peppino da allora non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada. È una strada lunga, se si pensa che ancora oggi chi ha depistato le indagini sull’omicidio di Peppino ha fatto carriera, mentre chi invocava la verità non c’è più. Ma è una strada percorsa ormai da migliaia di persone.

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