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Alexis Tsipras è l’unico, ovviamente escluso Putin, ad avere avuto il coraggio di bastonare, anche se solo a parole, il leader turco Erdogan.
Ecco i quattro messaggi pubblicati da Tsipras sul suo account Twitter (fonte La Stampa).
– “Al primo ministro Davutoglu: fortunatamente i nostri piloti non sono agitati come i tuoi contro i russi”. Questo vuol dire che, siccome la Turchia spesso e volentieri viola lo spazio aereo greco, se Tsipras fosse fiscale come Erdogan, allora il caos sarebbe quotidiano. Cosa che non è mai accaduta, fino ad ora, semplicemente in quanto Tsipras non ha mai ordinato ai suoi piloti di abbattere gli aerei turchi, come ha fatto invece Erdogan con quello russo. Mai fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.
– “Quanto succede nel mare Egeo è stupido e incredibile” – E’ stupido sfidare i greci violando il loro spazio aereo; è incredibile che Erdogan non solo lasci che i migranti passino indisturbati dalla Turchia alla Grecia ma faccia finta di non vedere i trafficanti di esseri umani che dirigono il loro viaggio, lasciando che agiscano indisturbati, come se non fossero criminali. Un atteggiamento poco trasparente che fa sorgere qualche dubbio sulla reale volontà della Turchia di occuparsi del problema rifugiati e di contribuire a risolverlo.
– “Spendiamo miliardi per gli armamenti: voi, per violare il nostro spazio aereo; noi, per intercettarvi”. Mai fidarsi dei vicini di casa, da controllare senza badare a spese. I soldi per giocare alla guerra non mancano mai.
– “Abbiamo il sistema aereo più perfetto e, nonostante questo, non riusciamo a prendere i trafficanti che annegano gente innocente”. I mezzi ci sono, e allora perché si continua a morire in mare? Forse manca la volontà di salvare questa povera gente, così come sembra manchi la volontà di colpire il vero nemico: dallo scafista al terrorista.
Quattro messaggi chiari, quelli che Tsipras ha lanciato a Erdogan. Messaggi che avrebbe dovuto scrivere, e in modo ufficiale, l’intera Europa che invece, come sempre, ha preferito tacere. Paraculi. E c’è di più. Perché a un Paese che meriterebbe una punizione per come sta gestendo male il problema migranti, l’Europa fa un bel regalo di Natale: tre miliardi di euro per occuparsi di loro. Converrebbe fare un viaggio in Turchia per rendersi conto del trattamento che viene riservato a quei disperati, che valgono tanto dal punto di vista economico e niente da quello umano.
L’Europa ne è a conoscenza ma preferisce far finta di non sapere. L’importante è che quella gente resti in Turchia e per lavarsi la coscienza è pronta a pagare a Erdogan fior di quattrini: tre miliardi di euro. Ci rendiamo conto di quanti sono e soprattutto in che mani finiranno? Senza parole. Comunque, dato che non c’è limite al peggio, l’Europa ha fatto di più: ha firmato “la rivitalizzazione del negoziato di adesione della Turchia all’Europa”. Secondo regalo di Natale a Erdogan, regalo nel cassetto dal 2005.
Anche Tsipras ha detto sì ai due doni natalizi. Diciamo che ha accettato di partecipare al primo perché i tre miliardi di euro alla Turchia dovrebbero servire, tra le altre cose, a far sì che Erdogan impedisca ai migranti di raggiungere la Grecia; il secondo sì, quello alla riapertura del negoziato per l’ingresso della Turchia in Europa, forse lo ha pronunciato perché sa che non sarà un’operazione così semplice, dato che è sulla carta da più di dieci anni. Per quanto riguarda i messaggi a Erdogan, direi che lo scopo è stato raggiunto: ha fatto capire al leader turco e all’Europa stessa che la Grecia non ha paura della Turchia e che neanche la questione migranti la renderà succube di Ergodan.
Carmen Vurchio