Stop alle centrali a carbone entro il 2025, la Sardegna dice no

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Il problema è il provvedimento del ministero dell’Ambiente che impone entro il 2025 la chiusura delle centrali elettriche a combustibile fossile che – per rimanere in ambito territoriale – comporterebbe la dismissione delle Centrali Grazia Deledda di Portovesme e di Fiumesanto a Porto Torres.

La Regione Sardegna non ci sta: seppure sia fortemente impegnata nel perseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, contesta palesi incongruenze nel provvedimento governativo che definisce illegittimo; la nota della Regione Sardegna, sostiene che lo scenario di “phase out completo” dall’impiego del carbone, produrrebbe effetti negativi per la sicurezza del sistema energetico regionale e per l’economia sarda nel suo complesso, in assenza – oltretutto – di ipotesi di investimenti e interventi infrastrutturali alternativi.

Inevitabile sulla base di queste tesi, la decisione della Giunta, di impugnare davanti al TAR Tribunale Amministrativo Regionale, il decreto del Direttore Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente, che prevede appunto l’uscita di scena del carbone dal sistema energetico nazionale.

C’è in gioco – prosegue la Regione Sardegna – la sopravvivenza di molti stabilimenti industriali sardi che non hanno alternative di approvvigionamento energetico. Non si può dare attuazione allo scenario di decarbonizzazione senza tenere in considerazione che occorrono investimenti per la realizzazione di una nuova interconnessione elettrica con il resto d’Italia e una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione riforniti da depositi di Gas Naturale Liquefatto. L’attuazione dello scenario di abbandono del carbone, così come delineato dal Ministero dell’Ambiente, in assenza di una alternativa adeguata agli attuali assetti di fornitura di energia termo-elettrica, assicurati dal carbone o da altri fonti fossili diverse dal metano, crea condizioni di rischio atte a determinare significativi impatti a livello economico per i sardi e la Sardegna.

C’è una grave preoccupazione da parte nostra – afferma l’assessore all’industria Maria Grazia Piras – in merito all’impatto che avrà sulla Sardegna, la chiusura delle centrali a carbone. Abbiamo chiesto al premier Conte e al ministro dello Sviluppo economico Di Maio, un incontro che al momento non ci è stato concesso, auspichiamo di avere risposte in tempi brevi”.

Sul fronte delle opposizioni c’è chi sostiene, come Francesco Desogus, candidato del Movimento 5 Stelle che: “Il ricorso è semplicemente vergognoso, non solo perché la data contestata dalla Giunta Pigliaru era già stata fissata dal governo Gentiloni (ma allora nessuno nel centrosinistra sardo aveva avuto niente da ridire), ma perché così la Regione dimostra di non voler perseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, altre volte ipocritamente sbandierato. La giunta Pigliaru è anche in malafede – prosegue Desogus – appena lo scorso 31 gennaio la Ep, proprietaria della centrale di Fiumesanto, ha presentato pubblicamente un progetto di riconversione della centrale a carbone con un sistema a biomassa e gas. Siamo dunque al paradosso che i privati, che dovrebbero essere i primi ad essere danneggiati dalla decisione del governo, accettano invece la sfida del “phase out completo” dall’impiego del carbone per la produzione di energia termoelettrica, mentre il centrosinistra inscena una polemica senza senso, con il solo scopo di voler fare confusione. L’uscita dal carbone non determinerà infatti nessun rischio per le nostre imprese, perché l’energia sarà evidentemente fornita da altre fonti, compreso un nuovo cavo che collegherà la Sardegna alla Sicilia. Il ricorso – conclude Desogus – dimostra che sul modello di sviluppo, Pigliaru e il centrosinistra hanno una idea retrograda”.

Alberto Porcu Zanda

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