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Originale nella coreografia, intensa nella interpretazione, “Frida” di Eva Duda emoziona il Teatro Massimo nell’ultimo fine settimana. Ad intepretarla è la ballerina Eleonora Accalai e la sua interpretazione energica e vitale, riesce a condurre il pubblico ad immedesimarsi nell’iconica artista messicana. Grosso merito a lei e al resto dei ballerini della compagna, bravi e artisticamente versatili nel raccontarne la vita a passi di danza e prosa.
Dall’incidente in autobus all’amore travagliato con Diego Rivera (l’ottimo Tibor Kovàts), dal matrimonio, alla tristezza di non aver figli, è l’esistenza di chi si rialza dopo una caduta. Se “Broken Body” è il quadro relativo all’incidente sul bus, “Painting and therapy” è la rinascita attraverso la pittura. Il vivace “Wedding” è l’allegro matrimonio di Frida e Diego, il commuovente “Childless” è la sofferenza di una donna che non può diventare madre.
La vita di Frida Khalo non può considerarsi semplice ma è pur sempre ciò che parla di speranza e di rinascita. La coreografa ungherese rende omaggio alla donna messicana e forse è proprio con il cospicuo ricorso ai colori, rosso e blu in particolare. E’ un elemento di positività che si riscontra sin dalle prime fasi dello spettacolo quando appare un ballerino coperto di fiori.
Si danza con panorami cromatici che, al pari di atmosfere vivaci e allegre, riconducono al Messico. Ci si emoziona sulle punte dei piedi mentre “Radici”, “Le due Frida”, “Autoritratto con i capelli tagliati” e altri quadri iconici dell’artista, vengono proiettati sul fondale. Ottimo l’accompagnamento musicale, mai fuori posto. Se il “Bolero” di Ravel è scelto per Carneval, una vera e propria sfilata dei personaggi, “Llorona” accompagna Farewell, l’addio struggente fra i due pittori.
Alle loro spalle, il grosso telone si alza mostrando un back stage di persone disinteressate al triste epilogo. Ballerini e addetti ai lavori si danno da fare nelle loro faccende con Frida che li osserva immobile. E’ lo scorrere della vita e lei ne è testimone.
Giornalista