Teatro Massimo, lo “Scherzo N°1, Opera Prima” di Carlo Amleto” è un fiume di risate

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Carlo Amleto per il suo spettacolo, sceglie “Scherzo N°1, Opera Prima”, prendendo in prestito dalla musica classica ciò che indica un componimento giocoso. Per lui, l’obiettivo è “alleggerire la tensione” e questo avviene mediante musica, comicità, prosa e anche poesia. Il grosso merito del comico siciliano risiede nel fare un sunto di tutto coccolando le proprie passioni e senza grandi fronzoli.

Nel suo frack scuro, Amleto riesce a far ridere con maestria grazie ai tanti di anni di studio che costituiscono il suo know how artistico. Al  pianoforte suonato sin dall’infanzia, si lega la recitazione suggellata con il diploma conseguito presso la Civica Scuola di Paolo Grassi a cui si susseguono diverse altre esperienze.

Le due peculiarità, miscelate fra loro, costituiscono la cornice dove istinto e creatività trovano il loro habitat naturale. Il repertorio, vedi  “Zelig”, “Bar Stella”, “Lol” e “Splendida Cornice”, del resto è molto ampio e l’immaginazione è il mezzo con cui le varie parti dello show si mettono in connessione.

Fatta la doverosa premessa, lo spettacolo voluto da Jazz In Sardegna, prende forma col Tg0, l’originale e oramai collaudata formula satirica con cui le notizie vengono riportate a suon di musica. Una cantilena che fa il verso ai giornalisti ma comunque musicalmente realizzabile.

Per Carlo Amleto tutto può essere messo su uno spartito. Che sia un sol, un do, un fa, poco importa. A lui, interessa trovare la nota giusta per associare, cosi sembra, qualsiasi cosa. Ci sono i versi di zanzare, i barriti degli elefanti, melodie pre – registrate e persino canzoni cantate e registrate al contrario. Persino le capre del suo vicino di casa, come raccontato, parevano accompagnarlo in un blues nei suoi esercizi al piano durante la sua infanzia in Sicilia.

Giocando con gli accordi, persino le canzoni della tradizione cattolica possono essere brillanti come quelli della chiesa protestante di Westminster. E sulla stessa falsariga, il dialetto sardo, quello genovese e quello siciliano possono essere la stessa cosa. Non passa indenne nemmeno il cugino paragonato a Frank Sinatra durante una telefonata.

Ovviamente, come da regole da stand up comedy, il pubblico è parte integrante dello show. Fra battute irriverenti, scioglilingua impossibili e giochi di magia, si balla “Trittaralla” si canta in coro.
Lo spettacolo si chiude ancora una volta con il Tg0 e ci si lascia con la consapevolezza che Carlo Amleto, con la sua capacità di muoversi su più fronti, sia un artista dalle elevate potenzialità.

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