Teatro, Teatro dei Segni: sabato la prima di “Volevo essere attore”

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Vita d’artista tra la magia del teatro e l’incertezza del futuro con “Volevo Nascere Attore”, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Emanuele Bosu che debutterà sabato 13 maggio alle 20.30 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per l’ultimo appuntamento con la Stagione 2022-2023 di Teatro Senza Quartiere organizzata dal Teatro del Segno nell’ambito del progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” (2017-2026) con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Sotto i riflettori il giovane e talentuoso artista che ha esordito sulle scene con un omaggio a Ettore Petrolini, per cimentarsi poi opere classiche e contemporanee, collaborando con compagnie come La Maschera e il Teatro Actores Alidos, per approdare sulla ribalta di Zelig e al Lapola Circus: «racconterò vicende che ho vissuto, parlerò delle cose che odio, che amo e che non ho mai capito» – rivela Emanuele Bosu –. «Parlerò di quanto avrei voluto nascere attore ma mi dissero che il teatro era morto. E allora io mi sono messo a giocare con un morto… Si riderà, tranquilli».

Una pièce originale, divertente e coinvolgente, in cui il giovane attore e conduttore radiofonico e televisivo si mette idealmente a nudo per parlare di sé, dei suoi sogni e delle sue spirazioni, come dei molteplici interrogativi di fronte alle questioni cruciali del Terzo Millennio, in un susseguirsi di monologhi e canzoni, sulle note del pianoforte di Fabio Ucchesu, in un inedito e scoppiettante one-man-show in cui fanno la loro comparsa inedite e stravaganti creature nate dalla fantasia dell’autore, con le loro storie, tra piccole e grandi tragedie del quotidiano e situazioni surreali.

“Volevo Nascere Attore” è «uno spettacolo leggero che ciò nonostante punta alla riflessione di numerosi temi quali i giovani, il mondo contemporaneo e il ruolo che il teatro assume in tutto questo» – afferma Emanuele Bosu –, che si inserisce così nella grande tradizione della commedia e del cabaret, dove ci si affida al potere catartico della risata per affrontare argomenti complessi, scottanti e attuali e regalare un variopinto affresco della società. «Nello spettacolo interpreterò numerosi personaggi, parodie di personaggi tipici dei nostri tempi, commenterò fatti accaduti in questi giorni che stiamo vivendo, anche dell’ultim’ora. Parlerò di questa fame che abbiamo di inquadrarci in un ruolo ben definito nel mondo» – afferma Emanuele Bosu –. «Lo stesso titolo è una provocazione. ““Volevo Nascere Attore”… e invece sono nato bambino: questa è la frase più emblematica. Parlerò delle questioni, delle parole, dei fatti che non ho mai compreso, partendo dalle cose più semplici per approdare alla politica».

Una galleria di “maschere” antiche e nuove, in un alternarsi di ricordi personali e aneddoti curiosi, trame vere e inventate, divagazioni esistenziali e filosofiche, ragionamenti semiseri «che hanno come chiave d’accesso la risata, il sorriso, la leggerezza che si contrappone alla pesantezza dei nostri giorni» – sottolinea Emanuele Bosu –. «Per quanto riguarda il Teatro, dicono spesso che sia morto. Da quando ho cominciato a fare questo mestiere, questa era una delle frasi che ricorreva più spesso. Ma io da allora mi misi a giocare con questo cosiddetto morto. E mi sono trovato sempre bene…».

“Volevo Nascere Attore” in un certo senso è un work in progress, con una struttura ben definita e una chiara sequenza di sketches e battute, tra parole, note e visioni, che parte dall’innocenza e dalla curiosità dell’infanzia, dallo spirito bambino che ogni artista (e ogni essere umano) custodisce dentro di sé per rappresentare la realtà senza pregiudizi e luoghi comuni, prendendo spunto dalle esperienze e dagli episodi buffi o singolari, dalle intuizioni e dai dubbi, dagli imprevisti e dagli errori, come dalle felici coincidenze che hanno contrassegnato il cammino artistico e professionale dell’autore, dei primi successi e delle difficoltà, ma soprattutto della sua passione per il meraviglioso gioco del teatro, in cui attraverso la finzione si può far emergere la verità.

«È la prima volta che porto in scena uno spettacolo legato a personaggi miei» – dichiara Emanuele Bosu –. «Il mio Teatro è spesso legato a parodie di personaggi già esistenti o alla messa in scena di personaggi di grandi attori e autori (vedi Petrolini). Ma ora, anche dopo l’esperienza a Zelig, quella con i Lapola, e l’insieme di tutto quello che ho conosciuto e interpretato in questi intensi anni, è giunto il momento di divertirmi con i miei personaggi, con la mia visione più spudorata e critica di ciò che mi circonda». E aggiunge: «Inoltre ho 21 anni e credo sia importante dare la mia opinione anche sui giovani e soprattutto su questo continuo interessamento del mondo “maturo” ai giovani. Questo continuo bisogno di avvicinarci che costringe la politica e il mercato a travestirsi da teneri e provocanti spasimanti, capaci di qualsiasi cosa pur di guadagnarsi un bacio».

E infine, un invito: «Al pubblico dico solo: “Non mancate” – conclude Emanuele Bosu – “non perdete un’occasione per ridere, per uscire dalle vostre vite, per ascoltare un’ennesima visione del mondo diversa dalla vostra. Venite a cantare, sorridere e pensare. Insomma non mancate. Se proprio dovete mancare, mancate un altro giorno…”»









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