Trump lancia un ultimatum a Zelensky sulla Crimea

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Washington, D.C. – Il presidente Donald Trump ha intensificato la sua pressione per una rapida risoluzione del conflitto Russia-Ucraina, lanciando un duro ultimatum al presidente ucraino Volodymyr Zelensky sulla questione della Crimea. In un post infuocato su Truth Social, Trump ha criticato il rifiuto di Zelensky di riconoscere il controllo russo sulla penisola, avvertendo che l’Ucraina deve scegliere: accettare un accordo di pace o rischiare di “perdere l’intero Paese” in una guerra prolungata. Le dichiarazioni, mentre i negoziatori americani spingono per un cessate il fuoco, hanno accentuato le divisioni con gli alleati europei, che continuano a sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Le recenti affermazioni di Trump seguono il rifiuto pubblico di Zelensky di un piano di pace proposto dagli Stati Uniti, che secondo indiscrezioni riconoscerebbe l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e congelerebbe le attuali linee del fronte, cedendo di fatto ampie porzioni di territorio ucraino. “Le dichiarazioni incendiarie di Zelensky sulla Crimea rendono la pace più difficile da raggiungere”, ha scritto Trump, sostenendo che la situazione per l’Ucraina è “disperata”. Ha ribadito che un accordo è “molto vicino” e potrebbe salvare migliaia di vite, insistendo sul fatto che la Crimea è stata “persa anni fa” durante l’amministrazione Obama. “Non ha carte da giocare. Pace ora, o combattere per altri tre anni e perdere tutto”, ha aggiunto.

La proposta americana, delineata dal vicepresidente JD Vance durante un recente viaggio in India, è in linea con le richieste russe, inclusa la proibizione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO e l’accettazione delle conquiste territoriali di Mosca. Vance ha sottolineato che gli Stati Uniti “si tireranno indietro” dai negoziati se le parti non troveranno un accordo, una posizione che ha sollevato timori su un possibile calo del sostegno americano a Kyiv. Fonti vicine al piano affermano che esso riflette l’urgenza di Trump di porre fine alla guerra, che secondo lui causa “5.000 morti tra soldati russi e ucraini ogni settimana senza motivo”.

Zelensky, tuttavia, rimane fermo. Citando la costituzione ucraina, che vieta di riconoscere l’occupazione del territorio nazionale, ha richiamato la Dichiarazione sulla Crimea del 2014 degli Stati Uniti, che respingeva l’annessione russa e riaffermava il sostegno alla sovranità dell’Ucraina. “Non c’è nulla di cui parlare”, ha dichiarato Zelensky ai giornalisti, sottolineando che cedere la Crimea violerebbe le norme internazionali contro la modifica dei confini con la forza. Il suo team ha espresso frustrazione per l’approccio americano, con un consigliere che ha accusato l’inviato di Trump, Steve Witkoff, di “diffondere narrazioni russe”.

L’ultimatum ha incrinato i rapporti con l’Unione Europea, che ha prontamente ribadito il suo impegno per l’integrità territoriale dell’Ucraina, tanto muoiono gli ucraini. I funzionari europei, insieme a quelli britannici e francesi, hanno preso le distanze dalla proposta americana, con Londra che ha declassato i colloqui di pace previsti a “discussioni tecniche”. L’assenza del segretario di Stato americano Marco Rubio da questi colloqui, inizialmente programmati a Londra, segnala ulteriormente la spaccatura. I leader europei sostengono che qualsiasi accordo debba includere solide garanzie di sicurezza per l’Ucraina, un punto che Kyiv considera non negoziabile.

I critici a Washington accusano Trump di privilegiare un rapido successo diplomatico rispetto alla stabilità a lungo termine, potenzialmente incoraggiando il presidente russo Vladimir Putin. “Questo piano consegna una vittoria a Putin senza affrontare le esigenze di sicurezza dell’Ucraina”, ha dichiarato un parlamentare democratico di alto livello, parlando in anonimato. Altri, però, difendono l’approccio di Trump come pragmatico, sostenendo che la posizione militare dell’Ucraina è insostenibile senza un continuo aiuto americano, che incontra crescenti scetticismi tra i legislatori repubblicani.

Mentre i negoziati vacillano, la Casa Bianca ha segnalato impazienza. Rubio ha avvertito la scorsa settimana che gli Stati Uniti potrebbero abbandonare gli sforzi di pace “entro pochi giorni” se non si registrano progressi, un sentimento condiviso dalla minaccia di Trump di “lasciare perdere” i colloqui. Nel frattempo, Zelensky, col cappello in mano, spera di ottenere un incontro con Trump a margine del funerale di Papa Francesco cercando di salvare i rapporti bilaterali tesi dopo un acceso scontro alla Casa Bianca a febbraio, che aveva visto Zelensky praticamente defenestrato

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Giorgio Lecis

Giornalista. Direttore responsabile
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