Tutte le follie del “pass sanitario”

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Il governo Draghi ha capito, finalmente, che la vaccinazione di massa sta fallendo, essendo vissuta con diffidenza dalla popolazione, soprattutto dopo il pasticciaccio Astrazeneca e J&J (ma solo perché i dati della farmacovigilanza a livello europeo che vedono Pfizer BioNTech al primo posto per eventi avversi non vengono strombazzati dai media).

Dopo il fallimento della “miracolosa app immuni”, come fare leva sulla disperazione della popolazione italiana, a livello di limiti superati di tolleranza socioeconomica e psichica?

Col pass sanitario libera tutti.

Ma le normative proposte e sbandierate nella conferenza stampa show e riproposte dal mainstream mediatico acriticamente, devono essere applicabili e utili.

Ci vorrebbero fare credere che un cittadino italiano che deve andare, ad esempio, da Napoli a Milano o da Roma a Palermo, sarà in grado di effettuare un tampone a distanza di poche ore dalla richiesta e ottenere il referto in tempo utile per partire alla data della prenotazione già fatta giorni prima?

Non rischia di intasare le ASL già congestionate? O dovrà pagarlo nelle strutture private?

E riceverà dal laboratorio un codice leggibile che gli permetta di spostarsi nelle 48 ore successive?

Ripeto: un codice.

Infatti il green pass non deve “introdurre discriminazione dei cittadini non vaccinati”.

Questo significa, in pratica, che non sarà possibile presentare un certificato medico che costituisce dato sensibile, ma con un QR, un codice a barre anonimo, generato se è soddisfatta una delle tre condizioni richieste, senza che il controllore possa venire a conoscenza di quale delle tre condizioni sia in essere.

Ne deriva, inoltre, che, poiché la vaccinazione segue un piano di priorità per età e fragilità, i giovani dovranno necessariamente fare il tampone.

E questo porrebbe un ulteriore problema, il problema dei problemi, qualora effettivamente il pass dovesse essere necessario anche per entrare nei locali pubblici.

Perché sono loro, i giovani, che viaggiano, che vanno al pub e ai concerti, sono loro che vanno al ristorante, che vanno in piscina e in palestra, non solitamente gli over 80. 

Significa che i giovani non potranno più muoversi da casa, senza aver ripetuto un tampone ogni 48 ore?

Però dovranno andare a scuola, tutti, l’ultimo mese, trovando le aule insufficienti e i banchi a rotelle, le classi pollaio di sempre e i mezzi pubblici dove ammassarsi.

Se non ci fosse una logica in tutto questo si potrebbe parlare di follia.

Ma c’è sempre una logica in ogni follia, in ogni apparente contraddizione: non sanno più come uscire dall’investimento di fiumi di soldi nei vaccini a discapito della sanità pubblica e della scuola, non sanno più come arginare la protesta di tutti i lavoratori autonomi, ristoratori, spettacolo, turismo, palestre.

E annaspano nel buio più totale dell’incompetenza.

AGATA IACONO

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