

La Messa esequiale di Papa Francesco si è celebrata ieri mattina, 26 aprile, in Piazza San Pietro con oltre 250 mila persone venute da ogni parte del mondo, tra cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, suore, ambasciatori, rappresentanti di ebraismo e islam, famiglie, poveri, migranti, giovani e bambini, capi di Stato e di Governo (tra loro anche i presidenti di Stati Uniti e Ucraina, Donald Trump e Volodymyr Zelensky, incontratisi prima dei funerali nella Basilica vaticana tra loro e poi con Emmanuel Macron e Keir Starmer).
“Tutti, tutti, tutti” venuti a dare l’ultimo saluto a un Papa sempre “in mezzo alla gente” e “con il cuore aperto a tutti”, come ha detto il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, durante l’omelia della Messa.
Dopo le esequie in San Pietro, la bara con Papa Francesco arriva nella più piccola delle quattro Basiliche papali, per la tumulazione, Santa Maria Maggiore, luogo tanto amato dal Papa.
Una quarantina di persone, tutti disposti sul sagrato, con una rosa bianca ciascuno, rendono omaggio al loro “padre”. Sono poveri, senza fissa dimora, detenuti, migranti. Fanno corona intorno alla bara. I fiori raccolti da quattro bambini che entrano insieme ai cerimonieri per la tumulazione in privato.
Oggi dalle 7 del mattino si sono aperte le porte per la preghiera dei fedeli alla tomba, nel pomeriggio, alle 16.00, l’intero Collegio cardinalizio verrà qui a celebrare i Secondi Vespri della Domenica della Misericordia.
Su un tavolino di marmo, fuori dal suo appartamento privato a Santa Marta, c’era sempre una rosa bianca fresca. Era il simbolo del suo legame con “Teresina”, Teresa di Lisieux, la santa a cui si è sempre rivolto per chiedere grazie e alla cui intercessione affidava le difficoltà personali e altrui. Ed una rosa bianca giace da ieri sera su un altro marmo, quello della lapide di provenienza ligure con la incisione Franciscus nella Basilica di Santa Maria Maggiore sotto la quale riposano le spoglie mortali di Papa Francesco. Non una scelta artistica, ma di continuità e devozione. “Quando ho un problema”, aveva spiegato l’allora futuro Papa ai due giornalisti, “chiedo alla santa, non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e aiutarmi ad accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca”.
