Università Cagliari. Domani convegno “La forza del ricordo come antidoto al male”

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Cagliari. Il 30 gennaio appuntamento con l’evento “Il Giorno della Memoria. La forza del ricordo come antidoto del male”, a cui parteciperanno il rettore Francesco Mola, il professor Michele Camerota e il direttore de la Repubblica Maurizio Molinari.

L’evento sarà trasmesso in diretta e a moderarlo ci sarà il giornalista de La Stampa Federico Geremicca.

Al termine verrà scoperta una targa commemorativa in ricordo di Doro Levi, Alberto Pincherle e Camillo Viterbo, i tre docenti dell’ateneo cagliaritano che furono colpiti dalle leggi razziali del ’38.

Una mostra di poster a loro dedicata sarà visibile fino al 4 febbraio a Palazzo Belgrano e in occasione del convegno verrà arricchita con l’esposizione di una serie di documenti originali

CONVEGNO

Il Giorno della Memoria:
la forza del ricordo come antidoto al male

Lunedì 30 gennaio 2023, ore 10.30 – Aula magna del rettorato di Cagliari – Palazzo Belgrano (via Università 40)

  • Saluti istituzionali

Francesco Mola, magnifico rettore Università di Cagliari
 

  • Razzismo biologico e razzismo spirituale. Le leggi razziali del 1938

Michele Camerota, professore ordinario Università di Cagliari
 

  • La sfida della memoria dopo i sopravvissuti

Maurizio Molinari, direttore responsabile La Repubblica
 

  • Dibattito conclusivo moderato da

Federico Geremicca, giornalista editorialista La Stampa


La Giornata della Memoria: fra oblio e manipolazione

di Marco PignottiLa ricorrenza dedicata al Giorno della Memoria si è conquistata un suo spazio nell’ambito delle celebrazioni civili. Le istituzioni, le scuole, gli atenei, ma anche il mondo dell’associazionismo culturale e sociale, dedicano sempre più frequentemente un momento di riflessione e di dibattito alla buona pratica di non consegnare all’oblio una tragedia che appartiene all’intera umanità. Parafrasando il titolo dell’iniziativa di lunedì 30 gennaio nell’Aula Magna del Rettorato, è il costante esercizio del ricordo, l’unico potente antidoto al male. Male che può assumere le forme più svariate e insidiose, perché non si manifesta solo attraverso il modello classico “vittima/carnefice”, come correttamente ammonisce Luzzatto Voghera, direttore del CDEC (centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano), in quanto si correrebbe il rischio di descrivere una realtà senza sfumature e decontestualizzata dal fatto storico. La Giornata della Memoria non può rappresentare, quindi, un universo simbolico che possa indurre a banalizzare una questione profondamente complessa. L’uso/abuso politico della storia, che consente di equiparare qualsiasi vittima agli ebrei che subirono le deportazioni e le persecuzioni, è il risultato di una scorretta ricostruzione del fatto storico. Non solo, equivale all’annullamento stesso dell’Olocausto. Distorsione e approssimazione che con modalità diametralmente opposte alimentano i revisionismi e i negazionismi, ovvero l’insidiosa reiterazione del male.
Di conseguenza, si rivela fondamentale sviscerare quelle sfumature intorno alle quali si annida il rischio di un giustificazionismo funzionale, come nel caso della capziosa differenza fra razzismo biologico e razzismo spirituale, rivendicata in favore del fascismo. Un tema estremamente complesso, ma decisivo proprio nell’ottica di contrastare i facili revisionismi, che sarà scandagliato dal collega Michele Camerota durante la giornata di studio del 30. Contestualmente, è opportuno domandarci se le nuove generazioni saranno in grado di raccogliere la sfida della memoria, dopo che saranno definitivamente scomparsi anche gli ultimi sopravvissuti. Una domanda tanto grave quanto mai attuale che al convegno di lunedì sarà affrontata dal direttore de La Repubblica, Maurizio Molinari.
È giusto però concludere con un messaggio di speranza che può essere efficacemente condensato nelle parole di Simonetta Della Seta, collaboratrice dell’Ente nazionale per la memoria di Gerusalemme, la quale a proposito della trasmissione della memoria ha scritto: «È il momento di raccontare non solo le atrocità, ma anche di documentare la vita. Mostrare la forza che è stata necessaria per salvare sé stessi e gli altri. Non bisogna solo impaurire i ragazzi, è necessario offrire loro gli strumenti per credere nella vita e nell’essere umano, nonostante tutto. Io credo sia importante mantenere una dimensione etica e storica di quello che è successo. Nelle testimonianze c’è tanta vita, non c’è niente da inventare».

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