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Scossa di magnitudo 6.0. In Italia 250 morti, in Giappone zero

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Dopo la scossa principale di magnitudo 6 e profondità 4 km, registrata alle 3:36 della scorsa notte, con epicentro a 2 km da Accumoli e a 10 km da Arquata del Tronto  ed Amatrice, la terra continua a tremare nel centro Italia, lo sciame sismico è ancora piuttosto attivo tra Lazio, Marche ed Umbria. Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4. 8 è stata registrata alle 6.28 di questa mattina 26 agosto, dai sismografi ad Amatrice ad una profondità di 11 km, ha provocato altri crolli ma a quanto si apprende, non risultano coinvolte le squadre dei vigili del fuoco che stanno continuando a scavare tra le macerie.
E’ di 268 il bilancio aggiornato delle vittime, 365 i feriti in ospedale, mentre secondo i dati del soccorso alpino nell’area marchigiana 23 persone sono state estratte vive dalle macerie.
Le scosse continuano, non di meno il rimpallo di responsabilità su come e perché ancora una volta in Italia si contano tanti morti per una scossa di media entità. In molti fanno notare che Norcia, malgrado si trovi a soli 17 km in linea d’aria dall’epicentro del sisma e nonostante i sensibili danni nelle vicine frazioni di Castelluccio e San Pellegrino, ha resistito al terremoto, evitando crolli e vittime. Merito delle ricostruzioni antisismiche operate dopo i terremoti del 1979 e del 1997. Il centro storico di Norcia si presenta esteriormente integro ma con danni strutturali agli edifici, che dovranno essere nuovamente ristrutturati. ll sindaco Marco Alemanno, parla di “mille sfollati” e “due scuole su tre inagibili, ma nessun morto”.
Un disastro annunciato, quindi, quello che si sta registrando in queste ore ad Amatrice, Pescara del Tronto, Arquata ed Accumoli, non di certo perché un terremoto possa essere prevedibile, ma lo possono essere invece le conseguenze che una scossa tellurica di magnitudo 6.0 può provocare.
Ecco perché il geologo del Cnr Mario Tozzi, s’indigna e afferma che tutto questo si poteva evitare, se solo i Governi passati avessero elaborato e disposto ingenti finanziamenti per la messa in sicurezza di buona parte del territorio italiano, che tra una frana e un terremoto sta letteralmente crollando a pezzi. Spiega come una scossa di magnitudo 6.0 in altre parti del mondo altamente sismiche (California e Giappone) non provocherebbe mai delle distruzioni quasi totali delle zone abitative, e meno che mai potrebbe essere causa di così tanti morti, perché in quei Paesi, si è, nel corso degli ultimi decenni, fatto tantissimo affinché ogni edificio presente fosse costruito con tecniche antisismiche. Afferma con decisione che:”Per mettere in sicurezza case in muratura non serve molto, basta unire muri solai e pavimenti con tiranti di ferro. A volte basta una staffa a forma di elle per evitare che una costruzione imploda come un castello di carte. Bene un fascicolo del fabbricato sulla storia dell’edificio, ma la legislazione sulle norme antisismiche ormai è buona.  Il problema è rispettarla e non usare materiali scadenti. E questo si può verificare solo con controlli comunali“. Saper costruire bene è un’arte antica e allora perché, sapendo che l’Italia è un territorio geologicamente giovane, quindi soggetto a scosse telluriche di assestamento, non si è fatto nulla per mettere in sicurezza tutti gli edifici presenti nei territori maggiormente a rischio?

Intanto, il Consigli dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza, i primi 50 milioni di euro per i primi interventi necessari e il blocco delle tasse, annunciando il progetto “Casa Italia” per cercare di mettere in piedi un sistema di prevenzione infrastrutturale che eviti per il futuro la triste conta dei morti che colpisce l’Italia dopo ogni terremoto. La ricostruzione di paesi e borghi verrà dopo ma il governo ha abbandonato l’idea di una new town, secondo il modello dell’Aquila, puntando su interventi il più veloce possibile e decisi insieme ai sindaci, per rimettere in piedi i paesi distrutti dal sisma.

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