“Polline”, la musica elettroacustica nel cuore di Cagliari

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Docenti illuminati, giovani animati da tanta passione e un progetto innovativo per il territorio: è nato così “Polline”, Festival di musica elettronica, elettroacustica e nuove tecnologie prodotto dal corso di Musica Elettronica del Conservatorio di Cagliari (gruppo Area 51). Giunto alle V edizione (in collaborazione con l’Associazione TiConZero), “Polline” ha, negli anni passati, portato un genere ancora percepito come ostico in mezzo al pubblico, ai bambini, ed ha incuriosito ed avvicinato persone all’inizio diffidenti ma, solo dopo il primo ascolto, sempre più partecipi. Come dimenticare le edizioni svolte nei Giardini Pubblici, con gli studenti circondati da una folla di passanti incantanti dalle varie performance?

Purtroppo, da un paio di edizioni, il Festival si svolge il chiuso (quest’anno all’Auditorium di Piazza Porrino, il 27 aprile scorso), fatto che non ne ha certamente alterato la qualità, ma sicuramente la portata divulgativa e anche la percezione dell’evento, da accessibile a “di nicchia”.  Si è fatto il possibile per superare questa impasse abbattendo il consueto limite di interazione platea/palco tra il pubblico e gli artisti e allestendo tutti i suoi spazi, dal foyer alle quinte. Così, già dall’ingresso, si era accolti da un busto di Giovanni Pierluigi da Palestrina, compositore dal quale il Conservatorio prende il nome, animato dal videomapping in 3D e da effetti sonori (Emanuele Bardi, Max Cara, Stefano Cocco, Andrea Deidda, Simone Masala e Barbara Pitzanti); durante la serata si sono succedute performance dalle sensibilità e correnti diverse. Musica concreta (quasi) pura, come  in “Around us” o  “A night in March” di Nicolò Montis, nella quale ci si immergeva nei suoni della natura in una passeggiata notturna sonora; contaminazione fra le arti, musicale e visiva come in “Synaestesia” (Marco Orrù, Michela Paganelli, Ludovica Massidda), flusso di associazioni mentali attivate da stimoli sensoriali intrecciati fra loro in una filigrana esperienziale; live electronics  che fanno risuonare le frequenze dell’anima, in “Elecropragmatic Waves”  (Gianluca Cabras), e il riuscito richiamo a un Wagner dei nostri giorni, disilluso e prostrato, in “Der Engel”, che ha previsto anche la presenza del soprano Rachele Greco e della contrabbassista Federica Josè Are,, in un connubio fra una visione dominata dalla creazione del suono e una che prevede l’accettazione degli strumenti della tradizione, dicotomia annosa ma qui brillantemente risolta.
Francesca Mulas

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