Sassari. Carcere Bsancali: aggredisce il compagno di cella con uno sgabello e lo uccide

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Il carcere di Bancali a Sassari in una foto d’archivio. ANSA/ GIAN MARIO SIAS

Sassari. E’ stata un aggressione improvvisa quella di un detenuto entrato in Istituto da pochi
giorni che ha inizialmente sferrato un pugno ad un suo compagno di camera e poi una
volta a terra lo ha colpito ripetutamente con un sgabello procurandogli delle enormi
ferite alla testa.
A renderlo noto la segreteria regionale della UIL PA Polizia Penitenziaria della
Sardegna

– un detenuto arrivato nell’Istituto da pochi giorni ha improvvisamente
sferrato un violento pugno nei confronti del compagno di camera per poi colpirlo
ripetutamente alla testa con uno sgabello una volta finito a terra. Gli Agenti sono
intervenuti subito bloccando l’aggressore ed il medico, considerata la gravità delle
ferite, ha disposto l’immediato ricovero dell’aggredito in un ospedale esterno. Dopo
ore di agonia l’epilogo tragico, dall’ospedale e’ arrivata infatti la comunicazione del
decesso.
In Sardegna continuiamo a denunciare l’emergenza del sistema penitenziario, l’istituto
di Sassari considerato di 1° livello continua a non avere un Direttore ed un
Comandante in pianta stabile malgrado siano presenti circa 500 detenuti appartenenti
ai vari circuiti, compresi quelli al “41 bis”. La carenza organica interessa tutti i ruoli e
ricade sulle unità di Polizia Penitenziaria in servizio, costrette a sobbarcarsi le
inadempienze dei vertici di un Amministrazione che continuiamo a definire
fallimentare.
In Sardegna ancora non e’ stato inviato un Provveditore, tre Direttori titolari si
dividono i 10 Istituti, complessi e diversi tra loro per esigenze e per tipologia e tutto
questo nell’indifferenza colpevole del Dipartimento, del Ministro e della politica.
Sino a quando non arriveranno interventi concreti il rischio di eventi critici drammatici
e’ sempre attuale, non si puo’ continuare in questo modo.
Al personale presente durante l’aggressione vogliamo esprimere la nostra vicinanza ,
sono episodi che segnano e rimangono impressi, dispiace che in un paese che si
reputa civile possano ancora avvenire eventi del genere. Ci preoccupa e non poco il
silenzio del Capo del Dipartimento e del Ministro della Giustizia ma di tutte le
Istituzioni nei confronti delle problematiche del distretto, forse sarebbe il caso si
dimettessero anzitempo nella speranza possano subentrare delle figure che abbiano il
coraggio di mettere in atto iniziative concrete.

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